Accadde oggi 23 marzo 1944: l’attentato di via Rasella. Si trattò di un’azione della Resistenza Partigiana di Roma contro i tedeschi che occupavano la Capitale. L’attentato fu opera di: Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e unità partigiane del Partito Comunista Italiano. Obiettivo: l’11° Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment “Bozen”, appartenente alla Ordnungspolizei (polizia d’ordine) e composto da reclute altoatesine. La bomba fatta esplodere uccise 33 soldati tedeschi. La rappresaglia nazista fu durissima e culminò nella Strage delle Fosse Ardeatine.
Accadde oggi 23 marzo 1944: l’attentato di via Rasella
Quello di via Rasella fu il più sanguinoso e clamoroso attentato antitedesco commesso in una città dell’Europa occidentale. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Giorgio Amendola si assunse la responsabilità dell’azione compiuta da una dozzina di gappisti, tra cui: Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Rosario Bentivegna e Carla Capponi. Un ordigno piazzato all’interno di un bidone della spazzatura esplose al passaggio della colonna di soldati in marcia. I partigiani completarono l’opera lanciando anche quattro bombe a mano artigianali.
Il bilancio dell’attentato di via Rasella e la rappresaglia nazista
Oltre ai 33 soldati tedeschi, nell’attentato morirono anche due civili italiani, tra cui il dodicenne Piero Zuccheretti; altre quattro persone caddero sotto il fuoco di reazione tedesco. Il 24 marzo, senza nessun preavviso, seguì la rappresaglia nazista con l’eccidio delle Fosse Ardeatine: 10 italiani uccisi per ogni soldato tedesco caduto in via Rasella. Ma Kappler e Priebke invece di 330 italiani, ne uccisero 335. Nella lista c’erano: ebrei e prigionieri completamente estranei all’attentato, tra cui dieci civili rastrellati dai tedeschi nelle vicinanze di via Rasella subito dopo l’esplosione della bomba.
Le controversie legate all’attentato di via Rasella
L’attentato di via Rasella è da sempre al centro di una lunga serie di controversie sulla sua opportunità militare e legittimità morale. Al punto che è diventato un caso paradigmatico della cosiddetta “memoria divisa” degli italiani. Nella lunga storia processuale dei fatti del marzo 1944, la stessa legittimità giuridica dell’attentato è stata oggetto di valutazioni diverse. Sul piano del diritto internazionale bellico è stato giudicato, da tutte le corti militari britanniche e italiane che hanno processato e condannato gli ufficiali tedeschi responsabili delle Fosse Ardeatine, un atto illegittimo in quanto compiuto da combattenti privi dei requisiti di legittimità previsti dalla IV Convenzione dell’Aia del 1907.
Le controversie in Italia
Sul piano del diritto interno italiano, l’attentato di via Rasella è stato invece considerato, in tutte le sentenze emesse sul caso da giudici civili e penali: un atto di guerra legittimo in quanto riferibile allo Stato italiano allora in guerra contro la Germania. Secondo l’interpretazione delle sentenze: l’attentato era da considerarsi legittimo anche al momento della sua attuazione.
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