Pordenone, un ragazzo sarebbe stato sequestro e si sarebbe buttato di sotto da un terrazzino per sfuggire a un 40enne che lo aveva sequestrato e minacciato di morte perché presunto responsabile di molestie sessuali sulla figlia, all’epoca dei fatti 13enne. L’uomo è stato rinviato a giudizio ed è accusato di aver sequestrato il ragazzo in casa con l’aiuto di complici e di averlo colpito con una spranga e una padella. Negli attimi concitati, inoltre, l’uomo avrebbe detto al ragazzo di essere pronto a torturarlo “per quattro giorni” e poi di ucciderlo. La rabbia sarebbe scaturita dalla presunta violenza del ragazzo nei confronti della figlia di 13 anni, avvenuta dopo averle ceduto anche degli spinelli. Il reato sarebbe stata commesso nel 2019 mentre il sequestro sarebbe seguito nel 2020, ma solo nella giornata di ieri, 21 marzo, si è tenuta l’udienza preliminare del gup Monica Biasutti per valutare i capi d’accusa nei confronti del 40enne, residente in Friuli e difeso dal legale Sarah Soveri. Il ragazzo si è costituito parte civile ed è seguito dal legale Sara Rizzardo. Il giudice Monica Biasutti ha rinviato a giudizio il padre, rimettendo la decisione al giudice Alberto Rossi che dovrà ricostruire tutta la vicenda.
Pordenone sequestro ragazzo che avrebbe molestato ragazzina 13enne
È una storia ingarbugliata e dai contorni ancora tutti da chiarire quella che arriva dal Friuli, precisamente dalla città di Pordenone, dove nel 2020 un padre 40enne avrebbe sequestrato e minacciato di morte, oltre che di tortura, un ragazzo che avrebbe, a sua volta, molestato sua figlia l’anno prima, all’epoca dei fatti 13enne. Secondo quanto finora emerso dalle indagini e dall’udienza preliminare, il ragazzo avrebbe ceduto degli spinelli alla ragazzina, prima di molestarla. Per questo motivo, il padre della ragazza avrebbe organizzato quella che potrebbe essere contestata come una spedizione punitiva nei confronti del ragazzo. Ma l’uomo sarebbe andato ben oltre, preparando al ragazzo un’imboscata e sequestrandolo con l’aiuto di complici. Per questo motivo, l’uomo è ora accusato di sequestro di persona, di lesioni personali e di minacce. I reati si sarebbero consumati a iniziare dal 2019, anno nel quale il ragazzo avrebbe abusato della ragazzina dopo averle fatto fumare degli spinelli. Solo l’anno successivo il padre della ragazza, che non viveva con lei essendogli stata revocata la patria potestà, sarebbe venuto a conoscenza della molestia e avrebbe organizzato con dei complici il sequestro, attirando il ragazzo con un sotterfugio. Una volta portato in casa il ragazzo e chiuso la porta a chiave per impedire che potesse scappare, l’uomo lo avrebbe minacciato di fargli passare quattro giorni di torture e poi di ucciderlo. Fatti che adesso dovranno essere accertati dal giudice chiamato a valutare l’episodio di cronaca.
Il processo
Durante il sequestro, il ragazzo sarebbe stato anche picchiato dall’uomo con una padella e una spranga, ma sarebbe riuscito a sfuggire, in un momento di distrazione, lanciandosi di sotto da un terrazzino del primo piano dell’abitazione del 40enne. Non avrebbe riportato gravi conseguenze solo perché una tenda ne avrebbe impedito una caduta ancora più rovinosa. Il ragazzo, in ogni modo, aveva delle lesioni al ginocchio e alla schiena con una prognosi giudicata dai sanitari di cinque giorni: queste ferite deriverebbero, secondo l’accusa, dalle torture inflittegli. Tuttavia, sia le versioni che sono state raccolte dai carabinieri intervenuti all’epoca dei fatti, che le dichiarazioni rilasciate dagli imputati non coinciderebbero. Spetterà, quindi, al giudice Alberto Rossi stabilire cosa sia effettivamente avvenuto sia per quanto riguarda le accuse di molestie sessuali nei confronti del ragazzo – che dovrà comparire nei prossimi giorni davanti al gip – sia nei riguardi del padre che ha ammesso durante l’udienza preliminare di aver agito con rabbia, ma di non aver mai sequestrato il giovane.