Avrebbe voluto mettersi in gioco, provarci. Affrontare a muso duro lo scoglio per tutti gli studenti del quinto anno: l’esame di maturità. Ma il liceo non le ha permesso di accedere all’esame di Stato e lei è stata costretta a ritirarsi. Questa è la storia di una ragazza down di nome Nina Rosa Sorrentino, 19 anni. Nina frequentava il quinto anno del liceo Sabin, a Bologna, indirizzo Scienze umane, e si preparava alla maturità. O almeno, così pensava fino a quando i suoi insegnanti non hanno deciso che lei l’esame non potrà sostenerlo.
Ragazza down non ammessa all’esame di maturità, l’intervista a Gianni La Coppola (CoorDown)
Gianni La Coppola, Coordinatore del gruppo scuola associazione CoorDown, è intervenuto sul tema nella trasmissione “Open Day”, trasmissione condotta da Annalisa Colavito in onda su Radio Cusano Campus.
Possiamo mettere la scuola nella condizione di retrocedere, di fare un passo indietro? La scuola non è stata un buon esempio e ci vorrebbe qualcuno che chiedesse all’istituto scolastico di riammettere Nina all’esame di stato. Si può fare?
“Non so se la scuola farà un passo indietro. Ho visto un movimento mediatico molto forte ma qui il tema deve concentrare la capacità di atteggiarsi nei confronti di una sindrome di down. La sindrome di down non è una malattia, è una situazione genetica dalla quale non si esce, non si guarisce. Il discorso diverso da fare è che la necessità di attuare le diverse disposizioni di legge. Bisogna mettere in atto tutte quelle che sono le occasioni proprio per fare un piano educativo individualizzato. Il valore importante aggiunto è l’individualità. Queste sono scuse ridicole. E la nostra campagna non riguarda solo la disabilità, ma la questione di genere, di colore”.
Quali sono gli altri motivi per cui è stata sottratta la possibilità di essere ammessa all’esame di Stato?
“La dirigente fa capo a quelle che sono le determinazioni in termini di legge. Poi ci sarà quello che succederà in termini di revisione legali quando partirà la causa. La 182 non riguarda Nina perché lei è stata iscritta prima. La dirigente deve saper spiegare perché ha inserito una ragazza con disabilità in una classe di 29 studenti. Poi dovrebbe dire come mai questa ragazza ha avuto 11 docenti di sostegno cambiati in 5 anni. Due anni fa, io ho proposto un aiuto come organizzazione associativa”
Quindi Nina è stata presa di mira?
“No, secondo me è stata sotto considerata. Non voglio usare termini altri e non voglio dare tutta la responsabilità alla dirigenza perché è un consiglio di classe che poi individua le tecniche e l’indirizzo. Certo è che non è stata data la possibilità. Teniamo conto tutti quanti che Nina non ha chiesto l’ammissione, la promozione e il diploma. Ha chiesto di poter essere ammessa anche con delle insufficienze e rischiare una non ammissione e una bocciatura. Tre anni fa ho usato tutta la mia personale disponibilità, da docente ma anche da padre perché ho una figlia down di 35 anni, non penso che in quinta superiore si debbano fare delle cose come quella delle autonomie personali, la mia ragazza le ha imparate prima, compreso il fatto di perdersi a Torino e ricevere la chiamata della polizia stradale. Abbiamo delle situazioni che questa scuola non ha compreso di ragazze down che lavorano a tempo indeterminato. Provate a sentire aziende come Ferragamo, Decathlon, gente diplomata o non, che sta lavorando a tempo indeterminato. Soprattutto solleva l’amministrazione statale delle necessità per coprire quelle che sono poi i problemi legati al supporto personale, morale e gestionale delle persone che sono a sé stesse. Chi ha un vissuto sociale non ha bisogno. Magari ha poco reddito, per carità, ma non pesa sulle casse dello Stato. Guardate le esperienze dei vissuti abitativi dei ragazzi down che vivono insieme.
Per concentrarsi su Nina, l’occasione per lei di poter accedere all’esame con tutte le conseguenze inerenti, senza nessun problema, o la non ammissione o l’ammissione con le materie insufficienti o il non superamento dell’esame. Era d’accordo con questa procedura la famiglia e Nina stessa. Lei ha dovuto prendere in considerazione questa situazione. Lei continuerà a studiare da qui a settembre per poter accedere ad un’altra scuola. Questa è una lesione dei diritti gravissima”
Possiamo parlare con la dirigente?
“La dirigente sta parlando e dice che ha adempiuto rispetto a quanto la legge prevede. Non mi permetto di intervenire in questa fase anche se ho ben chiare molte delle questioni. Sarà legata ad una situazione che verrà definita dal tribunale. Partendo dal fatto che Nina è stata inserita in una classe di 29 studenti, di aver cambiato 11 studenti in 5 anni, io personalmente più l’università di Bologna – che mi preme dire che dal punto di vista della pedagogia speciale è la più alta – siamo stati disponibili a seguire un progetto sperimentale che è stato bocciato. Questo progetto in una scuola qualunque del Regno D’Italia sarebbe stato appetibile da chiunque, con studenti tutor che sarebbero intervenuti per sostenere la formazione della studentessa. Non parliamo di Nina, ma di tutta la classe, il progetto riguardava tutta la classe. Io non voglio più parlare e sentire altro, noi parliamo d’inclusione ma l’inclusione non è solo per chi è disabile, è per tutti. Nina deve ritirarsi e iscriversi nuovamente al quinto anno. Leggiamo bene la legge: qui si tratta di discriminazione.
Io esco dalla scuola e non permetto a nessuno di togliere alla scuola il compito di dover occuparsi degli studenti. Ci siamo occupati in questi due anni di inserire in tutti i modi gli ucraini e non ci occupiamo di chi abbiamo in casa? E poi siamo a Bologna, la patria di Tortello, Cannavaro, che insieme a tanti altri hanno spinto per la 104. È una roba che non ha senso.
Sarà la famiglia ad essere titolare di un’azione legale. Non può esserci in Italia una scuola di serie A e una di serie B. I nostri ragazzi erano reclusi in casa oppure nelle scuole speciali, ma bisogna andare avanti. La 104 ha portato tante altre cose, tra cui il lavoro per gli insegnanti di sostegno, possiamo essere capaci di lavorare con questi ragazzi?
Il CoorDown parla di tutto. Si occupa principalmente della disabilità intellettiva, ma non solo di quella. Purtroppo queste difficoltà, dopo il Covid, sono aumentate e ci chiediamo perché il Ministero non intervenga con la formazione. Il problema è la mancata conoscenza delle possibilità. In alcuni casi, come con Nina, si chiede la possibilità, non il diploma, anche a costo della bocciatura.
Questa è la mancata conoscenza, certe scuole non sono preparate, non solo abituate rispetto ad altre che sanno come intervenire ed attuare. Però basta, l’Italia è una e la scuola deve contemplare la stessa preparazione”.
Undici anni fa, non ieri, sono stato commissario d’esame esterno a Monticello Brianza, Liceo delle scienze umane, fra i candidati c’era una ragazza down. Nessuno stress, ha avuto tranquillamente e serenamente il suo diploma. Ovviamente il contenuto dell’esame era concordato con l’insegnante di sostegno. Attenzione quando si parla di scuola, le norme burocratiche e legali non determinano e non descrivono mai il reale accadere delle cose. Lo scolastichese con cui la scuola italiana si esprime ufficialmente è sempre e solo una verniciatura, stesa ex post, di decisioni ed eventi decisi dal buon senso o dalla sua mancanza. La scuola italiana si basa solo sulla conoscenza delle materie, l’intelligenza e il buon senso degli insegnanti, non ha alcuna competenza didattica reale, cioè scientificamente validata. Sono andato in pensione nel 2017 (dopo un infarto e una rottura del cuore in classe), ma non credo proprio che le cose siano cambiate. Il linguaggio è sempre quello, la sua funzione è sempre quella: il camuffamento a posteriori.