Proteste in Libano da parte di poliziotti e militari in pensione, solo l’ultimo capitolo di una tragica crisi che da quattro anni a questa parte sta portando il Paese nel baratro.
Proteste in Libano
Proteste e disordini in Libano per le dure condizioni economiche in cui si trova il Paese dal 2019 quando è stato colpito dalla crisi. Le forze dell’ordine nel corso delle proteste di oggi a Beirut hanno sparato lacrimogeni per disperdere i manifestanti che nel frattempo lanciavano pietre e hanno provato a forzare la recinzione che porta al quartier generale del governo nel centro di Beirut. Protagonisti della violenta protesta di oggi sono soldati e poliziotti non più in servizio che chiedono un adeguamento delle loro pensioni e lo stop alle limitazioni d’accesso ai propri risparmi dopo che le banche locali hanno imposto controlli informali sui capitali durante la crisi. I controlli limitano i prelievi di contanti dai conti per evitare problemi seri in caso di carenza di valuta: le persone che hanno dollari nel proprio conto possono infatti prelevare solo piccole somme in lire libanesi a un tasso di cambio di gran lunga inferiore a quello del mercato nero.
The #Lebanese government's mishandling of the #economy has left its citizens in dire straits. Retired soldiers taking to the streets in protest is a sign of their desperation.#Lebanon #Lebanoncrisis pic.twitter.com/LZGW8nmuQv
— Reema Salima (@ReemaSalima) March 22, 2023
La situazione monetaria e la povertà diffusa
La sterlina-moneta ufficiale del libano- ha perso oltre il 95% del suo valore negli ultimi tre anni. Ieri ha toccato un nuovo minimo e poi un rialzo e ad oggi tasso ufficiale è di 15mila sterline al dollaro. Poichè la maggioranza delle persone in Libano è pagata in sterline libanesi negli ultimi anni molte persone hanno visto diminuire il valore dei propri stipendi a causa della situazione economica. Una crisi che si riflette in tutto e per tutto sulla società libanese: la maggior parte dei negozi di alimentari, ristoranti e altre attività commerciali hanno deciso di iniziare a fissare i prezzi dei loro beni e servizi in dollari, una mossa mirata a frenare l’inflazione e a stabilizzare l’economia ma che potrebbe anche rivelarsi un’arma a doppio taglio spingendo più persone verso la povertà e di aggravare la crisi. Il governo ha anche bloccato le riforme concordate con il Fondo monetario internazionale per consentire l’accesso a 3 miliardi di dollari in un pacchetto di salvataggio e sbloccare i fondi per gli aiuti all’economia.
Retired army personnel and depositors groups called a protest today in downtown Beirut over the deteriorating economic and political situation. A group of protesters briefly breached security barricades to push towards the parliament building before being pushed back by tear gas pic.twitter.com/6rgVLniLco
— Abby Sewell (@sewella) March 22, 2023
Da Svizzera del Medioriente a Paese a rischio fallimento
I colpevoli della crisi secondo i manifestanti sono i politici libanesi e la loro pessima gestione delle finanze del paese. Decenni di cattiva amministrazione finanziaria, prestiti insostenibili e corruzione da parte dell’élite hanno alimentato una delle peggiori crisi economiche del mondo anche secondo la Banca Mondiale. Già alla fine del 2021, le Nazioni Unite hanno stimato che quasi la metà della popolazione libanese è stata spinta nella povertà dal 2019. Da quel momento il Libano è stato declassato dalle agenzie internazionali di rating del credito e il debito pubblico ha raggiunto cifre altissime: un problema non solo riconducibile al sistema dei cambi tra la lira libanese e il dollaro ma anche allo sforzo bellico antisiriano e all’eccessiva dipendenza dalle importazioni. Un epilogo davvero infelice per il Paese che è stato considerato per anni la “Svizzera del Medioriente” e che ora rischia di piombare nel caos.