Nella sua informativa alla Camera dei Deputati, in vista del Consiglio Europeo di Bruxelles che prenderà il via domani, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato anche di Ucraina.
Lasciato come argomento conclusivo del dibattito a Montecitorio (dopo il “contestato” Mes e la riforma Ue del Patto di Stabilità, che però non saranno temi all’ordine del giorno), la premier si è rivolta in merito direttamente ai deputati del Movimento 5 Stelle (e in particolare all’onorevole Scudellaci), asserendo che il concetto di “Fermatevi”, inteso nell’invio prolungato di armi, vada riferito a Vladimir Putin in primis. Poi l’affondo decisivo contro i pentastellati, ai quali annuncia che “questa frase tradisce una posizione: quella di consentire l’invasione russa dell’Ucraina”.
Per certi versi il discorso della leader di Palazzo Chigi ha ricalcato nel modello quanto dichiarato dopo la strage di Cutro. Come allora nessun membro governativo avrebbe deliberatamente lasciato morire quasi 90 persone in mare, allo stesso modo nessun Paese è contento che la guerra in Ucraina si protragga così a lungo. Ma ciò non significa che non si stia lavorando per arrivare a un accordo di pace
Discorso Meloni alla Camera, sull’Ucraina duro confronto con opposizioni
Parte importante del discorso di Giorgia Meloni sull’Ucraina alla Camera è stato incentrato su una provocazione rivolta soprattutto alle forze di opposizione (mentre dall’altro emiciclo di Montecitorio risuonano convinti gli applausi). Rivolgendosi in maniera diretta alla platea, la premier ha chiesto ai presenti di scendere nel concreto e di formulare proposte di pace, interrogandoli in maniera retorica sulle condizioni che l’Italia ha messo per iscritto come fondamentali per sedersi al tavolo delle trattative.
Tra queste ovviamente il ritiro delle truppe di Mosca dall’Ucraina. Il tono si fa più aspro quando Meloni inchioda i contrari all’armamento difensivo ucraino asserendo di voler fare propaganda sulla pelle di una nazione sovrana, quale l’Ucraina, contravvenendo così al diritto alla libertà e al diritto internazionale.