Come andare in pensione a 55 anni con 41 anni di contributi? Chi può andare in pensione a 56 anni? Quando bastano 41 anni di contributi a prescindere dall’età per andare in pensione? Brutte notizie per coloro che aspettavano un intervento, forse, per tratti anche decisamente in controtendenza magari inserito nella riforma pensioni 2023, ormai slittata a data da destinarsi.
Nessun ridimensionamento in ribasso del requisito dell’età pensionabile, oggi fissato a 67 anni, dunque nessuna buona novità in questo senso. Tuttavia, nel complesso quadro previdenziale italiano, esistono almeno due misure che permettono a una piccola platea di aventi diritto di pensionarsi a 55 anni di età.
Come andare in pensione a 55 anni con 41 anni di contributi?
Sicuramente, andare in pensione a 55 anni con 41 anni di versamenti contributivi non è una misura accessibile per tutti i lavoratori. Infatti, il trattamento economico previdenziale di riferimento riguarda la pensione precoci, più famosa come Quota 41 precoci, in vigore fino al 31 dicembre 2026.
La misura permette di anticipare l’età pensionabile (67 anni), a fronte di un montante contributivo di 41 anni, di cui almeno 35 effettivi.
Tuttavia, la pensione anticipata precoci non è priva di insidie. Da un lato, infatti permette ai lavoratori che da giovanissimi sono stati avviati alla carriera lavorativa di anticipare la pensione anche a 55 anni di età. Mentre, l’altra faccia della medaglia ristringe il campo d’accesso alle categorie di tutela.
A ogni modo, per utilizzare questa tipologia di misura a 55 anni, significa possedere un’anzianità di servizio con decorrenza dai 14 anni di età. Insomma, non un quadro previdenziale per tutti, ma sicuramente a vantaggio di coloro che iniziano molto presto un percorso lavorativo.
La pensione anticipata precoci, si ottiene perfezionando 41 anni di contributi, di cui almeno un anno registrato prima dei 19 anni di età. Per questo, non è una misura aperta a tutti. Oltretutto, la categoria di appartenenza a cui si riferisce riguarda quelle tutelate dallo Stato italiano, quali:
- disoccupati che hanno perso il lavoro a causa di licenziamento, anche collettivo; per dimissioni per giusta causa o per risoluzione consensuale del contratto;
- caregiver, con un periodo di assistenza almeno semestrale, in cui si sono occupati della cura del coniuge o un familiare entro il secondo grado di parentela con disabilità grave;
- invalidi civili, se risulta una percentuale riconosciuta dalla Commissione medica nella misura dal 74%;
- lavoratori gravosi, che hanno esercitato tale attività da un minimo di 6 anni negli ultimi 7 anni. prevista anche un’altra ipotesi, in cui l’attività lavorativa risulti esercitata da un minimo di 7 anni negli ultimi 10 anni;
- lavoratori usuranti con attività notturna a turni per complessive circa 64 notti di lavoro esercitate in un anno.
Pensione anticipata per invalidità civile, ecco le possibilità
La pensione per invalidità permette di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro anche a 55 anni di età, se sono presenti tutti i requisiti disposti dalla normativa vigente.
Il trattamento assistenziale, si ottiene con il riconoscimento di un indice di invalidità nella misura uguale o più alta dell’80%.
L’Ente nazionale della previdenza sociale riconosce questa tipologia di trattamento esclusivamente ai lavoratori dipendenti appartenenti al comparto privato. La misura non è aperta ai lavoratori autonomi e del comparto pubblico.
La pensione per invalidità civile, si ottiene con un requisito contributivo minimo di 20 anni e con 55 anni di età, se rientranti in una o più condizione, quale:
- donne invalide;
- invalidità dall’80%;
- lavoratrici private;
- 20 anni di contributi;
- non vedenti.
La particolarità di questa tipologia di misura riguarda esclusivamente coloro che risultano non vendenti, a cui viene concessa la pensione a 55 anni di età.
Infine, l’erogazione del trattamento assistenziale viene riconosciuto in presenza di tutti i requisiti a 51 anni di età per le donne e 56 anni di età per gli uomini.
L’assenza della disabilità di non vedente e in presenza di un’invalidità nella misura all’80 per cento, permette di pensionarsi a 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini.