Nel Partito Democratico procedono le interlocuzioni volte a risolvere il primo rebus della Segretaria di Elly Schlein: la scelta dei capigruppo di Camera dei deputati e Senato. La Segretaria, come raccontato, ha avuto un contatto telefonico con Stefano Bonaccini nella giornata di ieri. Le parti sembrano convinte a procedere con la gestione unitaria del partito: un modo per tenere insieme le due parti ed evitare scricchiolii. Ma quello dei Capigruppo, rimane un tema

Pd, nuovi capigruppo di Camera e Senato

I nodi non sono stati ancora sciolti. Nemmeno dopo il contatto telefonico Bonaccini-Schlein di ieri. Nell’area che fa riferimento al Presidente dell’Emilia-Romagna, intanto, crescono i malumori circa la possibilità di lasciare entrambe le nomine ad Elly Schlein. Questo nonostante la linea ufficiale che fanno emergere – dice l’AGI – è “Decide Stefano (Bonaccini, ndr)”. Ma i dubbi permangono ed alcuni di loro non esitano a palesarli. L’ipotesi di lasciare entrambi i capigruppo alla maggioranza non è accettabile perché – dicono fonti dell’AGI – “Non è mai successo”. Il riferimento è alla segretaria di Matteo Renzi che, nonostante avesse vinto le primarie con il 70%, lasciò alla minoranza del partito la Segretaria (a Gianni Cuperlo) e la casella di capogruppo della Camera dei Deputati. Matteo Renzi, infatti, evitò di sostituire Roberto Speranza, scelto da Pierluigi Bersani in precedenza, da Montecitorio. In seguito, sempre Renzi, fu obtorto collo costretto ad accettare la combo Marcucci-Delrio. Al momento della votazione in assemblea alla Camera, il nome indicato da Renzi era quello di Lorenzo Guerini che, tuttavia, ritirò la candidatura per fare spazio a Delrio, sempre della maggioranza, ma con un profilo meno spiccatamente renziano. Dopo Delrio c’è stata Debora Serracchiani che la spuntò su Marianna Madia.

L’ipotesi della conta interna

Questi passaggi storici vengono rammentati da chi, in queste ore, sta intervenendo in difesa della “autonomia dei gruppi parlamentari” e che “un passaggio interno è sempre stato fatto” e, quindi, il no ai “pacchetti chiusi”. Tradotto: in assenza di un accordo si procede per votazione. Una versione ribadita dalle personalità vicine a Stefano Bonaccini. Lo ha fatto, ad esempio, ai nostri microfoni, il deputato Andrea Rossi.

Tuttavia, la maggioranza del partito vorrebbe evitare la conta interna. Da qui il lavoro in corso fra Elly Schlein e Stefano Bonaccini per arrivare a un accordo politico prima del passaggio nei gruppi. Fonti dem si mostrano, da questo punto di vista, fiduciose: si potrebbe chiudere fra stasera e domani. Prima, quindi, della seduta della Camera per le comunicazioni di Giorgia Meloni domani in vista del Consiglio Europeo del 23 e 24 marzo, che vedrà Schlein presente in Aula.

I possibili nomi

I nomi caldi rimangono quelli di Francesco Boccia e Chiara Braga. Entrambi collegati ad Elly Schlein. I bonacciniani cercano di trattare e tra i due si punta ad avvicendare Chiara Braga in quanto già segretaria d’Aula. Quindi dovrebbe lasciare l’incarico per diventare capogruppo. Inoltre, Montecitorio è la Camera in cui siede anche la segretaria Schlein, con il vantaggio di potere seguire da vicino i lavori dei deputati dem. Per questa ragione è tornata in auge l’ipotesi di una conferma di Debora Serracchiani, il cui lavoro di questi primi mesi di legislatura è stato apprezzato dalla stessa segretaria.