Il capo dello Stato Sergio Mattarella ricorda don Peppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra 29 anni fa, portando una corona di fiori nella cappella dove è seppellito il parroco al cimitero di Casal di Principe (Caserta). La presenza del Presidente della Repubblica in Campania è per commemorare la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia. Ad accoglierlo, il sindaco di Casale, Renato Natale, e i fratelli di don Peppino, Marisa ed Emilio. “La mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell’oscurità” le parole di Mattarella
Mattarella ricorda Don Peppe Diana
Dopo la commemorazione per il sacerdote, il Capo dello Stato si è diretto verso l’Istituto tecnico Guido Carli di Casal di Principe accolto dall’inno nazionale cantato dagli studenti. “Per gli studenti è un sogno poter assistere alla visita del capo dello Stato, primo cittadino d’Italia, punto di riferimento per tutti, specie per i più giovani, che ha voluto dialogare con loro e questo è un segnale molto forte. Al Presidente chiederò di non dimenticare questi nostri ragazzi” ha spiegato una emozionata Tommasina Paolella, dirigente dell’istituto tecnico Guido Carli.
Gli studenti hanno scritto una lettera che è stata consegnata durante l’incontro. A Mattarella gli studenti chiedono di “indicare l’orizzonte per il nostro futuro. Non smettere di disturbare l’indolenza e la superficialità degli adulti, incapaci di corrispondere ai nostri bisogni. Noi ragazzi Casalesi e della Terra dei fuochi saremo con te, in testa al movimento di vita nuova che vogliamo suscitare. Lo faremo, dando fondo a tutte le nostre energie, come uomini, piccoli ma responsabili, che si sentono chiamati a custodire la vita”.
Ha preso la parola anche il sindaco della località casertana, Renato Natale: “Questo popolo ha riconquistato trincea su trincea la sua libertà, anche grazie al grande lavoro compiuto dai magistrati. Presidente, la sua venuta è il riconoscimento del cammino di questo popolo. Quel giorno di 29 anni fa cominciava il lungo cammino di riscatto di questo territorio e di questa città. Negli anni si sono sviluppate iniziative per legalità, sono nate associazioni, sono stati riutilizzati beni confiscati che erano luoghi di malaffare. Finché sui muri della città è comparso lo striscione “Qui la camorra ha perso”. Presidente, la sua venuta è il riconoscimento del cammino di questo popolo. Il sacrificio di don Peppe Diana non sarà dimenticato”.
Non solo don Giuseppe Diana. Oggi a Casal di Principe saranno ricordate anche altre cinque vittime della camorra e saranno presenti i loro familiari: in particolare i congiunti delle tre insignite con la medaglia d’oro al valor civile, ovvero Domenico Noviello, Federico Del Prete e Salvatore Nuvoletta, e quelli di Antonio Petito e Antonio Di Bona.
Chi era don Peppe Diana?
Don Giuseppe Diana era un sacerdote italiano noto per il suo impegno contro la criminalità organizzata, in particolare la ‘Ndrangheta, la mafia calabrese. Nato a Oppido Mamertina, in Calabria, nel 1958, Don Diana è stato ordinato sacerdote nel 1985 e ha prestato servizio nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi per gran parte della sua vita.
Fin dal suo arrivo nella diocesi, Don Diana si è impegnato nella lotta contro la ‘Ndrangheta, denunciando pubblicamente le attività criminali e i legami tra la mafia e la Chiesa. Ha denunciato la corruzione e la complicità dei politici locali e delle forze dell’ordine con la criminalità organizzata. In particolare, Don Diana ha denunciato il fenomeno del “pizzo”, la pratica in cui le imprese sono costrette a pagare una tassa ai criminali per protezione.
Il lavoro di Don Diana contro la mafia gli ha guadagnato molte minacce di morte e gli è costato caro. Ha subito diversi attentati, tra cui un tentativo di avvelenamento e la distruzione del suo ufficio parrocchiale da parte della mafia locale. Nel 1994, Don Diana è stato costretto a lasciare la sua diocesi e a trasferirsi in un’altra zona per motivi di sicurezza.
Nonostante le minacce e l’intimidazione, Don Diana ha continuato la sua lotta contro la mafia, utilizzando la sua posizione di sacerdote per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle attività criminali della ‘Ndrangheta e sui problemi della regione. Ha organizzato manifestazioni e incontri pubblici per discutere della lotta alla mafia e ha scritto diversi libri sull’argomento.
Il 13 marzo 1994, Don Diana è stato ucciso da un commando della ‘Ndrangheta mentre si trovava in una piazza del centro di Casal di Principe, in provincia di Caserta. L’omicidio ha suscitato una forte indignazione in tutta Italia e ha portato a una maggiore attenzione sulla lotta alla criminalità organizzata.
La figura di Don Giuseppe Diana è stata considerata come un esempio di coraggio e determinazione nella lotta contro la mafia e la corruzione. Nel 2012, il Parlamento italiano ha approvato una legge che ha istituito il “Giorno della Memoria di don Giuseppe Diana”, che si celebra ogni anno il 13 marzo per ricordare la sua figura e il suo impegno per la legalità e la giustizia sociale.