L’ex caserma al Porto Fluviale, occupata da venti anni, è stata recuperata dal Comune di Roma e sarà ristrutturata con 11 milioni di euro del Pnrr. Gli alloggi saranno destinati all’emergenza abitativa mentre le aree comuni saranno messe a servizio della comunità. Mentre si attende il progetto finale l’opposizione alla giunta Gualtieri fa sentire la sua voce: secondo il consigliere Federico Rocca (FdI), “Il Comune non ha intenzione di destinare gli alloggi alle persone in graduatoria ma gli abusivi che hanno occupato lo stabile. Con questo principio si premia l’illegalità”.

Ex caserma al Porto Fluviale, il consigliere comunale Federico Rocca: “L’assegnazione agli occupanti degli alloggi è ingiusta”

Federico Rocca, consigliere di Fratelli d’Italia all’Assemblea capitolina, ha commentato con la redazione di TAG24 il piano di ristrutturazione dell’ex caserma sita in zona Ostiense voluta dal Comune di Roma. A far discutere è l’intenzione della Giunta di “dare continuità” all’attuale presenza abitativa.

Il progetto finale per l’ex Caserma al Porto Fluviale è stato presentato? In cosa consiste?

Il progetto prevede l’acquisizione da parte di Roma Capitale dell’immobile e la riqualificazione dello stesso con 11 milioni di euro del Pnrr. La ristrutturazione servirà sia per gli alloggi sia per implementare dei servizi nelle aree comuni dello stabile con postazioni di coworking, laboratori, workshop e altre attività.

Qual è la sua posizione e quella di Fratelli d’Italia nei confronti del progetto di Porto Fluviale?

Non abbiamo niente in contrario rispetto all’idea, ma contestiamo la procedura: se si riqualifica uno stabile con i soldi pubblici e si decide di destinarlo all’edilizia residenziale pubblica non è possibile assegnare gli alloggi alla comunità degli occupanti invece che alle persone in graduatoria da anni. Altrimenti significa affermare che l’occupazione è un titolo preferenziale per l’acquisizione di una casa. Il Comune intende invece mantenere la continuità per i 47 nuclei familiari che già vivono nello stabile: ma se i soldi spesi sono pubblici è giusto che il bene torni alla comunità e sia assegnato tramite graduatoria.

Quanto ha speso il Comune di Roma per acquisire l’ex caserma?

L’ex caserma al Porto Fluviale è stata acquisita senza esborso di denaro da parte del Comune perché si trattava di un bene demaniale. Saranno invece spesi 11 milioni di euro di fondi del Pnrr per la riqualificazione dello stabile.

Oltre allo stabile di Porto Fluviale, l’assessore Zevi intende acquistare anche gli spazi dello Spin Time. Cosa ne pensa?

Il caso dello Spin Time è diverso, anche se ad oggi manca ancora il progetto sulla carta. Sembrerebbe comunque che il Comune voglia comprare l’immobile con i soldi pubblici e, anche in questo caso, lasciare le abitazioni agli occupanti. Si pongono dunque due problemi: innanzitutto se si compra un immobile occupato e si assegnano gli alloggi agli occupanti si sta, di fatto, sanando l’occupazione con i soldi dei contribuenti. In secondo luogo, lo Spin Time è uno fra i venticinque immobili che la Prefettura aveva messo sotto l’elenco degli edifici soggetti a sgombero. Allora voglio fare una provocazione: perché lo Spin Time sì e gli altri immobili sgomberati no? La Giunta è riuscita a creare addirittura un titolo preferenziale fra gli immobili occupati. Come mai? Devo per caso pensare che si è scelto lo Spin Time perché è da lì che Gualtieri ha aperto la sua campagna elettorale per le primarie da sindaco? Sicuramente parliamo di uno stabile dove il Pd è stato molto presente.

Siamo ancora alle ipotesi, ma si profila comunque un problema non indifferente. Lo ripeto: se il Comune acquista l’immobile e lo ristruttura questo deve necessariamente andare in graduatoria e non può essere assegnato a chi ha occupato. Se poi chi ha occupato ha il diritto può rimanere, ma se non lo ha devono poter entrare gli altri.

Si parla anche dell’acquisizione del Maam, il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz.

Anche nel caso del Maam il meccanismo che si profila è lo stesso. La strategia di questa amministrazione comunale non si basa sull’acquisizione del patrimonio per l’edilizia residenziale pubblica ma sul sanare le occupazioni.
Fratelli d’Italia ha presentato un ordine del giorno – poi approvato – per intervenire sul problema dell’abitare, chiedendo non di costruire nuove case ma di comprare tutto l’invenduto di proprietà pubblica, come ad esempio gli edifici degli ex enti previdenziali. Ma allora perché si comprano gli stabili occupati? E soprattutto perché non si mettono a disposizione di chi è in graduatoria e ne ha diritto? Mi chiedo come si dovrebbe sentire una famiglia che aspetta da anni risposte dal Comune e invece vede andare avanti persone che non avendo mai pagato nulla oggi ottengono un immobile ristrutturato. Significa dunque che le persone che rispettano le regole hanno meno diritti di chi invece urla? Nelle azioni del sindaco Gualtieri e dell’assessore Zevi io vedo un filo logico costante.

Può spiegarci qual è il filo logico che intravede?

Il sindaco Gualtieri ha firmato una direttiva con la quale si deroga al decreto Lupi del 2014. Questo decreto, in particolare, vietava la residenza agli occupanti abusivi impendendo loro l’allaccio delle utenze, salvo alcuni casi specifici che i sindaci potevano individuare. Con la direttiva di Gualtieri, invece, il Comune di Roma ha individuato delle macro aree in cui rientrano moltissime persone a cui è di fatto permesso di ottenere la residenza. La cosa più grave di questa direttiva è che non fa differenza tra immobili pubblici e privati. Quando ho chiesto delucidazioni all’assessore Catarci mi ha risposto che la direttiva non mette in discussione il diritto alla proprietà. E ci mancherebbe, dico io, eppure mi sembra che così un privato non abbia neanche il diritto di decidere a chi assegnare la residenza di una sua proprietà.

Ecco il filo logico di cui le parlavo: tutto va in direzione della tutela degli abusivi. Il Comune dovrebbe lanciare un messaggio di legalità e invece va a favore di chi ha violato le norme. Io penso che occorra aiutare chi è in difficoltà ma questo non è certamente il modo. Se si lanciano questi messaggi il fenomeno dell’abusivismo continuerà a proliferare. In più c’è un ulteriore paradosso.

A quale paradosso fa riferimento?

Il Comune ha concesso agli occupanti, entro 120 giorni dalla presentazione del documento in cui di fatto si dichiara l’occupazione, di fare richiesta per accedere alle procedure per ottenere una casa dell’edilizia residenziale pubblica. La legge però vieta espressamente questa possibilità e afferma che ci ha occupato non può richiedere per ben cinque anni l’assegnazione di una casa pubblica. Si tratta di una legge regionale che non può essere superata da una legge di Roma Capitale perché la materia è espressamente affidata alle Regioni. Si rende conto del perché dico che va tutto nella direzione degli occupanti abusivi che con questa amministrazione hanno trovato una corsia preferenziale? Siamo all’assurdo: noi di Fratelli d’Italia useremo tutti gli strumenti politici a nostra disposizione per opporci.