Ferrari attacco hacker. Ferrari ha fatto sapere di essere sotto attacco informatico: la casa di Maranello ha ricevuto una richiesta di riscatto relativa ad alcuni dati di contatto dei propri clienti. L’azienda però ha comunicato che non cederà “in quanto acconsentire a simili richieste finanzierebbe attività criminali e permetterebbe agli autori delle minacce di perpetuare i loro attacchi“.

In realtà non ci stupiamo affatto di questa notizia, visto che nelle ultime settimane abbiamo assistito a diversi attacchi di questo tipo per realtà del Bel Paese. Secondo il Rapporto Clusit 2023, presentato lo scorso 7 marzo ai giornalisti da Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, gli attacchi sono aumentati del 169 per cento nel 2022 rispetto al 2021. E con 2.489 incidenti gravi a livello globale, lo scorso anno è stato per l’ennesima volta l’anno peggiore di sempre per la cyber security: sono stati 440 gli attacchi in più rispetto al 2021, che segnano un aumento annuo del 21 per cento; la media mensile degli incidenti è stata 207, contro i 171 dell’anno precedente. 

L’attacco informatico non avrà alcun impatto sull’operatività dell’azienda. “Dopo aver ricevuto tale richiesta – fa sapere la Ferrari in una nota ufficiale – abbiamo immediatamente avviato un’indagine in collaborazione con una società di cyber-sicurezza leader a livello mondiale. Inoltre, abbiamo informato le autorità competenti e siamo certi che faranno tutto quanto in loro potere nello svolgimento delle indagini“.

Ferrari attacco hacker: cosa succederà

L’azienda non cederà al ricatto: “In linea con la propria policy aziendale, Ferrari non accoglierà alcuna richiesta di riscatto in quanto acconsentire a simili richieste finanzierebbe attività criminali e permetterebbe agli autori delle minacce di perpetuare i loro attacchi. Nella convinzione che la migliore linea d’azione sia quella di informare la nostra clientela, abbiamo notificato ai nostri clienti la potenziale esposizione dei loro dati e la natura dell’evento“.

Al momento l’operatività dell’azienda è al sicuro: “Ferrari tratta molto seriamente il tema della confidenzialità dei propri clienti – conclude il comunicato stampa – e comprende l’importanza di quanto accaduto. Abbiamo collaborato con esperti per rafforzare ulteriormente i nostri sistemi, della cui solidità siamo fiduciosi. Possiamo inoltre confermare che la violazione non ha avuto alcun impatto sull’operatività della nostra azienda“. Restiamo in attesa di ulteriori aggiornamenti in merito alla vicenda.

Attacco hacker in Italia, l’Agenzia per la cybersicurezza: “Diverse decine di sistemi compromessi”

Tra gli ultimi attacchi informatici che hanno colpito l’Italia, c’è quello effettuato dal gruppo filorusso Noname057(16) che ad inizio mese ha preso di mira i siti istituzionali del governo e della magistratura italiani. Il gruppo di hacker filorussi Noname057(16) ha anche esultato su Telegram per le dimissioni di Roberto Baldoni, a capo della struttura di difesa dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale (Acn) dal gennaio 2018: “La nostra serie di attacchi all’infrastruttura internet italiana può essere giustamente considerata riuscita: a seguito di ciò, è stato infatti rimosso dal suo incarico il capo dell’Agenzia nazionale per la sicurezza informatica italiana“.

Già ad inizio febbraio i tecnici dell’Acn hanno censitodiverse decine di sistemi nazionali verosimilmente compromessi e allertato numerosi soggetti i cui sistemi sono esposti ma non ancora compromessi“. In ogni caso “rimangono ancora alcuni sistemi esposti, non compromessi, dei quali non è stato possibile risalire al soggetto proprietario. Questi sono chiamati immediatamente ad aggiornare i loro sistemi“.

L’agenzia per la Cybersicurezza ha informato che “la vulnerabilità sfruttata dagli attaccanti per distribuire il ransomware è già stata corretta nel passato dal produttore, ma non tutti coloro che usano i sistemi attualmente interessati l’hanno risolta”. Sfruttando la vulnerabilità dei sistemi operativi, gli hacker possono portare avanti attacchi ransomware che “cifrano i sistemi colpiti rendendoli inutilizzabili fino al pagamento di un riscatto per avere la chiave di decifrazione“.