Sul dibattito pubblico relativo al possibile arresto di Donald Trump che – a detta del Tycoon – potrebbe avvenire domani, è finalmente intervenuto anche Ron DeSantis. Il governatore della Florida, nonché possibile candidato alle primarie repubblicane per la nomina del candidato presidente alle elezioni del 2024, esce allo scoperto. L’astro nascente Gop ha subito pressioni da più fronti affinché assumesse una posizione pubblica e questo è la riprova, checché se ne dica, del potere e dell’influenza che ha ancora Donald Trump nell’area conservatrice dei media e dell’opinione pubblica conservatrice d’America. Ed ecco allora che, dopo due giorni, Ron DeSantis si esprime sul tema e lo fa attaccando la procura distrettuale di Manhattan. Rispondendo ad un giornalista ha detto che il procuratore Alvin Bragg è “Finanziato da Soros” riferendosi, quindi, al filantropo e finanziatore dei Democratici, il miliardario George Soros. Una figura in grado di suscitare, nel cuore degli elettori conservatori, un certo astio. Secondo DeSantis il procuratore ha finito col politicizzare il suo ruolo e:
Finora – ha commentato – ho visto molti spifferi ma non ancora fatti, per cui non so che cosa succederà”. “Ma so questo – ha aggiunto – il procuratore distrettuale di Manhattan è finanziato da Soros e così lui, e quelli come lui finanziati da Soros, stanno strumentalizzando un ruolo per imporre un’agenda politica alla società, a spese della legge e della sicurezza pubblica.
Arresto Trump, la difesa di Ron De Santis
Ron DeSantis ha parlato e lo ha fatto in difesa di Trump. Questo perché l’ex Presidente è ancora troppo forte all’interno del Partito Repubblicano e, seppure DeSantis sogna di avvicendarsi alla sua leadership, ancora non sono maturi i tempi per uno strappo tanto netto. DeSantis, inoltre, è probabile abbia voluto mantenere caldi i sentimenti antiestablishment degli elettori trumpisti qualora, un giorno, volesse portarli dalla sua parte. Grande strategia e grande scelta di timing, dunque, nelle mosse del governatore della Florida.
Il quale, tuttavia, ha saputo come attirare l’attenzione su di sé senza spostarla su Trump. In primis perché non ha mai menzionato il suo nome preferendo, comunicativamente, porsi in attacco alla procura. Poi è anche riuscito la risata dei presenti quando ha ammesso di “non sapere come funziona quando si paga una porno star per garantirsi che una relazione non salti fuori” sottintendendo come invece la storia abbia preso un percorso diverso.
Cos’è successo
Il commento del governatore Ron DeSantis arriva due giorni dopo – e tante pressioni dopo – il post pubblicato da Trump sul social Truth. Il Tycoon, tramite la sua piattaforma personale, ha chiamato a raccolta la base dei trumpiani per fermare il suo arresto, annunciato da lui stesso per martedì, domani, ma su cui in realtà non c’è conferma. Trump è accusato di aver pagato 130 mila dollari in nero, nel 2016, una porno star, Stormy Daniels, che aveva minacciato di rivelare la sua vecchia relazione con il tycoon. Questo quando era nel pieno della campagna presidenziale, che poi avrebbe vinto contro Hillary Clinton, e uno scandalo sessuale avrebbe potuto influire sul voto di milioni di americani moderati.