Nell’ambito della contrattazione online esistono due principali schemi contrattuali per cui il venditore può optare in base alle proprie necessità. In particolare, il venditore potrebbe aver bisogno di maggior controllo oppure, ove non vi siano problemi di approvvigionamento dei prodotti, potrebbe optare per uno schema contrattuale che gli permetta maggior celerità.
Contrattazione online, Battelli (prof Roma 3): “Non abbiamo consapevolezza delle regole che governano l’accesso ad Internet”
Sul tema è intervenuto Ettore Battelli, professore di diritto privato Università Roma Tre, nella trasmissione “Italia città aperta” condotta da Roberta Feliziani in onda su Cusano Italia Tv.
Alla domanda se esista un contratto per navigare, il professore ha risposto affermativamente, aggiungendo però che “il problema è che non abbiamo consapevolezza delle regole che governano l’accesso ad Internet. Non siamo consapevoli dei rischi come siamo consapevoli dei vantaggi“.
Come funziona la contrattazione online?
Il problema è proprio questo. Questo è un grande problema perché tramite internet non abbiamo la possibilità di contrattare come avviene nella quotidianità. Su internet siamo di fronte ad una scelta stabilita da altri. Internet rappresenta per tutti noi speditezza, velocità.
Questo della lettura dei contratti non riguarda solo Internet. Anzi qualcuno dice che da internet i difetti siano arrivati ai contatti di tutti i giorni. Mentre il buonsenso ci ha portato a diffidare nei contratti scritti piccoli, internet ha creato affidamento sui servizi online, ma è davvero così? Non è così. Assistiamo a turbolenze nei mercati delle banche, pensiamo a cosa è successo negli Stati Uniti dove aziende hanno licenziato. Perché? Eravamo abituati ad un Internet gratis per tutti e la ricchezza di questi soggetti era in incremento. Poi questa ricchezza ha iniziato a rallentare. Amazon, Facebook, parliamo di grandi soggetti a livello globale capaci di influenzare scelte quotidiane e addirittura politiche. La capacità attraverso i nostri dati di indirizzare le nostre scelte. Queste grandi imprese hanno fondato la loro ricchezza su algoritmi che sono stati capaci di elaborare i nostri dati. Questi dati vengono utilizzati per trarne profitto.
Termini di servizio, privacy, policy, sono termini ricorrenti.
La loro crisi deriva dal non aver messo in conto l’intervento del legislatore per fermare il loro strapotere. I termini di servizio sono le condizioni del contratto. L’informativa sulla privacy riguarda l’utilizzo dei nostri dati. Per quello che stiamo dicendo non sono servizi gratuiti: perché ci chiedono i dati? Perché sono importanti per fissare le nostre personalità e indirizzare la pubblicità. I nostri dati hanno un valore. Diventiamo dei target per indirizzare la pubblicità
Si può dire che la pubblicità mirata crea un vantaggio contrattuale?
Il mercato si sta orientando in questa direzione perché si parla di profilazione della persona e di pubblicità targettizzata. Tramite gli algoritmi ci conoscono meglio di noi e ci indirizzano verso scelte.
I dati personali hanno valore economico alto.
Per essere libero, dovremmo essere consapevoli dei nostri dati. Non sempre avviene che ci venga chiesto il permesso
Cosa sono i cookie?
Tocchiamo ora con mano il valore del dato, moneta di scambio. Il giornale è venduto tramite internet e questo muro che ci appare come un’alternativa in grado di farci comprendere i nostri dati ci pone un prezzo irrisorio. I cookie sono frammenti di dati, eppure hanno un valore.
Si può dire che nel digitale la normativa della privacy ha seguito l’evoluzione della normativa a tutela del consumatore?
Questa è la sfida dei nostri giorni. Nel momento in cui parifichiamo l’utilizzo dei dati alla moneta, come frammento della personalità, allora noi ci stiamo ponendo l’idea di alzare la tutela in materia di utilizzo dei dati personali come in passato abbiamo fatto quando i consumatori non erano consapevoli dei propri diritti, come l’accesso ai servizi. Leggere i quotidiani prima era gratuito, ma in realtà non è così.
Tutto questo nel sogno di un diritto europeo privato?
Rispetto a quei grandi soggetti dell’internet, purtroppo i nostri singoli Stati hanno poco potere contrattuale. Unirsi come stati a livello di Unione Europea potrebbe mettere in crisi le grandi piattaforme
Esiste il contratto di diritto privato e il contratto di diritto europeo: bisognerebbe unificare, secondo lei, per quanto possibile?
Tante volte parliamo del diritto europeo che si occupa di aspetti marginali della nostra vita e poi trascura i diritti fondamentali della persona. Andiamo a riflettere su questo: regole chiare e comprensibili, dove abbiamo bisogno di un soggetto più forte dell’Italia. Abbiamo parlato di grandi piattaforme ma la sua domanda riguarda anche poteri finanziari. Questo è un campo nel quale avremo più bisogno di un diritto europeo.
Si potrebbe dire che spesso è proprio l’Europa a far aprire gli occhi sui diritti contrattuali?
C’è un interesse nuovo rispetto al passato, che fa avvicinare l’Europa al cittadino. Andando a tutelare il cittadino italiano, francese e spagnolo allo stesso modo: questa è la frontiera che dovrebbe coinvolgere le istituzioni europee
Prima della normativa europea, grazie all’Europa conosciamo il diritto di recesso. La normativa europea è più conosciuta rispetto al passato.
Per questo si parla di diritti di nuova generazione. Abbiamo bisogno che quando quel bene arriva nelle nostre case, dobbiamo verificare. Quando questo non si verifica, ci pentiamo di quell’acquisto, tutti abbiamo a disposizione 14 giorni per rispedire la merce.
I contratti stipulati a distanza hanno bisogno di più tutela?
Certo. Abbiamo ancora a cuore che quei prodotti siano buoni
Quando noi non paghiamo il servizio, mettiamo a disposizione i nostri dati.
Dobbiamo riflettere su ciò che oggi dobbiamo più tutelare. Il diritto di accesso ad internet è esso stesso un diritto fondamentale. Se dovessimo tornare a pagarlo, significherebbe comprimere i nostri diritti.