Le Fiamme Gialle hanno disposto il sequestro di 470mila euro ad un commerciante di Palermo ritenuti il provento di una truffa legata alla riscossione illecita di centinaia Bonus Cultura.
L’uomo, il titolare di un’attività di cartolibreria nel quartiere CEP del capoluogo di regione siciliano, è accusato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
I Finanzieri già da tempo stava ricostruendo il modus operandi del commerciante dopo svariate segnalazioni di impossibilità ad utilizzare il suddetto bonus cultura destinato a neo diciottenni o insegnanti di ruolo.
Nello specifico il Governo ha stanziato questa somma per incentivare la diffusione di ogni tipologia di attività culturale, come ad esempio l’acquisto di libri, biglietti per eventi, mostre, concerti musicali e ad altri spettacoli. Ad ogni beneficiario, lo Stato elargisce una tantum una cifra pari a 500 euro, sotto forma di carta elettronica.
Le indagini avevano fatto emergere come il proprietario della cartolibreria avesse ottenuto un’enorme somma derivata proprio dalla riscossione illecita di questo voucher.
Palermo truffa bonus cultura: riusciva ad incassare i voucher accedendo con le generalità dei reali beneficiari
La complessa attività di indagine, effettuata in collaborazione con la Polizia giudiziaria, è sfociata nelle scorse ore nel sequestro preventivo finalizzato alla confisca della stessa somma contestata e ritenuta profitto delle operazioni irregolari.
I militari hanno infatti incrociato i dati dopo aver selezionato una notevole quantità di fruitori del bonus cultura e hanno così fatto emergere il meccanismo fraudolento realizzato dal commerciante. In particolare l’attività illecita sarebbe perdurata per anni, nell’arco che spazia tra Gennaio 2017 e Novembre 2021. Secondo la pubblica accusa, il commerciante, attraverso dunque artifizi contabili e false attestazioni, avrebbe ottenuto la riscossione del pagamento dei beni solo fittiziamente venduti ai reali beneficiari del bonus.
Il ripetersi della procedura per svariate volte avrebbe quindi generato un utile che le Fiamme Gialle hanno attestato in 470 mila euro. Da qui l’emissione del provvedimento di confisca disposta dalla Autorità giudiziaria del capoluogo siciliano.
Nel corso degli accertamenti, i militari del 2° Nucleo Operativo Metropolitano di Palermo, hanno scoperto come il soggetto accusato di illecito si fosse sostituito agli utenti, accedendo tramite le loro credenziali sull’apposito portale per la riscossione del bonus. In questo modo avrebbe quindi indotto in errore il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MIBACT) facendosi accreditare la somma per prodotti culturali mai realmente venduti.
Le indagini si sono servite della raccolta di decine di dichiarazioni degli studenti effettivamente beneficiari dei voucher statali, evidenziando come essi fossero stati incassati senza la loro autorizzazione e soprattutto senza ricevere alcun articolo in cambio.
Il provvedimento di sequestro mostra il grande impegno profuso dalla Guardia di Finanza per arginare qualsivoglia attività illecita sul territorio palermitano.
Il precedente di Napoli
Non è la prima volta che la Guardia di Finanza smaschera l’attività fraudolenta legata all’incasso dei bonus cultura. Il caso più eclatante riguarda quanto accaduto a Napoli nel Maggio del 2022.
All’epoca erano state ordinate 16 misure cautelari per altrettanti soggetti accusati di un gigantesco raggiro al fine di riscuotere illegalmente i bonus cultura. Le indagini avevano infatti accertato un meccanismo fraudolento che avrebbe generato oltre un milione e mezzo di euro.
Oltre i soggetti fermati, l’attività aveva visto la compiacenza di 3.300 neo diciottenni reali beneficiari dei bonus. I giovani erano reclutati sui social e, in cambio dell’autorizzazione a riscuotere il voucher da 500 euro, percepivano un compenso immediato pari al 30 %.
Il gruppo di truffatori fingeva l’acquisto dei beni culturali attraverso l’emissione di fatture false: un terzo del denaro veniva incassato dagli ideatori del raggiro, mentre la restante parte era da suddividere tra i procacciatori e i giovani.
L’organizzazione era riuscita così a monetizzare 1 milione e 650mila euro ai danni al Ministero della Cultura, poi prontamente sequestrato dalle Fiamme Gialle.