È stato dimesso stamattina, 20 marzo, dal Gaslini di Genova, il piccolo Ryan, il bimbo ricoverato lo scorso 19 dicembre dopo essere rimasto ferito in circostanze misteriose a Ventimiglia, mentre si trovava sotto la supervisione della nonna paterna e del compagno di lei, entrambi indagati in concorso con l’accusa di lesioni gravissime dolose. Sono ancora molti gli interrogativi che ruotano attorno alla vicenda. “Chi sa parli prima che recuperi la memoria”, ha fatto sapere la madre, in cerca di giustizia. L’ultima ipotesi degli inquirenti è che il piccolo possa essersi lanciato dall’auto dei nonni in corsa. Ma perché lo avrebbe fatto? Se nessuno dovesse parlare, sarà lui a dirlo.
Bimbo picchiato a Ventimiglia dimesso oggi dall’ospedale: sta bene
È ancora giallo su quanto possa essere accaduto al piccolo Ryan lo scorso dicembre: restano indagati, per il momento, con l’accusa di lesioni gravissime dolose in concorso, la nonna paterna e il compagno, Luigi C, con i quali il bimbo si trovava al momento del ferimento. In un primo momento, subito dopo i fatti, i due avevano raccontato di averlo perso di vista per un attimo e di averlo poi trovato in strada, ferito, ipotizzando che potesse essere stato investito da un’auto pirata. Una versione smentita sia dalle immagini delle videocamere di sorveglianza dell’area, sia dall’uomo che, qualche giorno dopo, si era presentato spontaneamente in caserma, ammettendo di aver picchiato Ryan in casa dopo esserne stato infastidito.
Poi, ospite di una trasmissione televisiva, si era rimangiato tutto, negando ogni suo possibile coinvolgimento e dichiarando di non aver neanche mai sfiorato Ryan. Da allora lui e la compagna, nonna del piccolo, hanno continuato a sostenere di non sapere cosa sia successo. Dopo aver trovato il bimbo ferito, dicono, lo avrebbero immediatamente accompagnato sul luogo di lavoro del padre, ad almeno due chilometri di distanza, da dove poi sarebbe stato trasferito in codice rosso al Gaslini con fratture a otto vertebre, lesioni alla milza e il perforamento di un polmone. L’ultima ipotesi degli inquirenti è che, mentre lo accompagnavano dal padre, il seienne, per motivi ancora da accertare, possa essersi lanciato dall’auto in corsa, venendo travolto da una ruota.
La Procura, infatti, ha escluso che possa essere stato vittima di maltrattamenti o percosse. Il procuratore, Alberto Lari, aveva comunque fatto sapere in una nota che, nonostante questo, non fosse possibile escludere che condotte lesive nei suoi confronti potessero essersi realizzate in epoca antecedente. La ricostruzione degli inquirenti combacerebbe anche, almeno in parte, con la prima versione dei due indagati, quella di un incidente, spiegando anche le gravi lesioni riportate dal bimbo. Ma perché avrebbe dovuto farlo? Solo lo stesso Ryan potrà chiarirlo. “Se nessuno ha detto la verità finora, difficilmente la diranno adesso – ha dichiarato la madre del piccolo -. Sarebbe meglio confessarla prima che recuperi la memoria. Mio figlio dovrà iniziare un percorso di terapia dallo psicologo e prima o poi parlerà”.
Dopo un mese di ricovero, il 24 gennaio scorso il piccolo era stato dimesso dalla terapia intensiva. Ora, a mesi dai fatti che ne hanno richiesto le cure in ospedale, è finalmente tornato a casa. “Sta bene – ha detto la madre -, dovrà soltanto tenere un tutore al braccio e il busto per circa tre mesi. Anche psicologicamente non mostra segni di choc o turbamenti, è abbastanza tranquillo”. “Appena si riprenderà andrà in prima elementare – ha aggiunto -, anche in ospedale ha continuato a studiare, c’era la maestra che andava tutti i giorni”. Le sue dimissioni potrebbero portare ad una svolta nel caso, su cui la Procura indaga ininterrottamente col massimo riserbo. La famiglia chiede che sia fatta giustizia e che i colpevoli paghino per quanto hanno fatto.