Lala Strobo, questo è il binomio del momento del cantautore romano che ha già in serbo altri brani in previsione di un EP sempre prodotti in collaborazione con il producer Mark Ceiling e Filippo Temperini. Classe 1994, dimostra una maturità artistica superiore alla sua giovane età con testi semplici ma evocativi e un sound molto moderno. Le emozioni dell’uscita della nuova canzone le ha raccontate in diretta a “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al venerdì in pieno drive-time dal cantautore Bussoletti e il sabato nell’edizione serale dalle 20 alle 22 per il “Bagheera Saturday Night Show”. Ecco i passaggi più importanti della loro chiacchierata.
Lala Strobo, come è nata la canzone
“L’ho scritta quando ero al Piper? No, in realtà ero per strada su uno dei quei motorini elettrici che affitti. Fermo al semaforo ho iniziato a cantare di colpo il ritornello dentro il casco come se fossi in uno studio di registrazione. Allora mi sono accostato ed ho “fermato” tutto nelle note vocali del telefono. Poi sono ripartito e al blocco dopo mi è venuta fuori la strofa. Sono andato avanti così per tutta via Cipro, una strada di Roma molto lunga. Quando sono arrivato a casa, la canzone era finita in tutta la sua struttura. Miracoli del traffico capitolino.”
Sul senso del singolo
“Nasce come una riflessione su una relazione tossica fatta di luci e ombre, tante quante ce ne sono in una luce stroboscopica. A volte i momenti belli trascorsi con una persona possono abbagliare gli aspetti negativi di una relazione tossica. Il brano intende, così, dare un effetto rallentato all’ascoltatore, simile a quello che si prova in discoteca sotto una luce strobo. Ho scritto questa canzone dopo l’ennesima litigata con la mia ex ragazza. Abitavamo insieme in una casa piena di odio e dolcezza, univamo il bello e il brutto senza neanche accorgercene. Forse questa canzone mi ha fatto capire il passo che dovevo fare.”
Sulla periferia
“C’è molta periferia nella mia musica. Avendo vissuto per tanto tempo a Primavalle, a casa di mia nonna, ho avuto a che fare con i palazzi delle case popolari. Era una vita un po’ diversa, più difficile, con meno sbocchi. Ma questo crea un vissuto importante e dei legami tra persone che ti porti in giro per il resto della tua strada. Anche Elodie è della mia zona, una zona dove non ci sono locali live. Che il grande rammarico è questo. A Roma nord ovest non c’è la ricerca della musica dal vivo. E’ difficile per i ragazzi conoscere nuove realtà. Per farlo devono uscire dagli schemi e io ci sto provando a modo mio.”
Lala Strobo
“Se mi piace giocare a calcio? Giocava a calcio a 5, era una cosa a cui mi ero appassionato molto. L’ho un po’ perso negli ultimi anni anche se tifo ancora la squadra del cuore. Il fatto è che non seguo più niente. Sono entrato nel vortice della musica che mi toglie energie. Diciamo che, se ho una domenica libera, vado in studio a registrare. Mi fa stare meglio.”
Sulla poesia di Guido Catalano
“A fine brano ho voluto inserire una delle immagini a cui sono più legato: una rivisitazione della poesia di Guido Catalano “Se ti piacesse un giorno“. C’è quel passaggio in cui dice “Guido io e tu canti le canzoni lungo il viaggio” che io ho invertito. Canta lei così sento cose diverse. Catalano dice di essere l’unico poeta in vita e questa cosa mi fa molto ridere. Lui è ironico, triste e divertente tutto insieme. Mi son mangiato molti libri suoi.”
Ecco il link del podcast dell’intera intervista di Lala su “Strobo”: