Dopo aver ucciso a coltellate l’amico Pierpaolo Panzieri, Michael Alessandrini avrebbe voluto scagliarsi contro altre due persone. Sono le scioccanti dichiarazioni che il 30enne, estradato dalla Romania e arrivato a Pesaro lo scorso giovedì, avrebbe fatto nel corso dell’interrogatorio tenutosi venerdì davanti ai giudici. A riportarlo è il Resto del Carlino. Sembra che il giovane, prima di darsi alla fuga alla volta dell’Europa dell’Est, avesse intenzione di uccidere anche due amici della vittima, due pesaresi, che saranno ora ascoltati dagli inquirenti.

Michael Alessandrini confessione: dopo Pierpaolo Panzieri avrebbe voluto uccidere altre due persone

Michael Alessandrini avrebbe potuto uccidere ancora. È quanto emerso dalle dichiarazioni rilasciate dal 30enne, reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri, nel corso dell’interrogatorio tenutosi lo scorso venerdì davanti ai giudici. Fermato in Romania dopo essersi dato alla fuga, Alessandrini aveva immediamente ammesso le proprie responsabilità, sostenendo di aver agito per gelosia dopo aver scoperto un presunto legame tra la vittima e quella che riteneva essere la sua fidanzata, Julia (che avrebbe invece smentito la relazione). Poi, dopo essersi opposto al rientro in Italia per paura di essere “ucciso dai servizi segreti”, era stato estradato.

Giunto nel carcere di Pesaro, negli scorsi giorni, interrogato, aveva dichiarato di aver agito per volere di Jahvè (il nome di Dio in ebraico, ndr). “Il mio assistito ha ribadito con calma e lucidità di aver ucciso Panzieri perché lo riteneva colpevole moralmente di qualcosa che non sappiamo, avendo intuito che ci potesse essere un legame, di cui non aveva prove, con Julia, la ragazza che lui riteneva la sua fidanzata. Seguendo questo pensiero, lui ha detto di aver deciso di ucciderlo in quel momento spinto dalla voce di Jahvè che gli chiedeva di farlo”, aveva fatto sapere il legale che lo sostiene, l’avvocato Salvatore Asole, a margine dell’incontro.

Ora Alessandrini avrebbe anche rivelato che, sempre spinto dalla voca divina, avrebbe dovuto e voluto ammazzare altre due persone. Secondo quanto riportato dal Resto del Carlino, il 30enne considerava gli altri due bersagli, di cui avrebbe fornito anche nomi, cognomi e soprannomi, moralmente colpevoli di qualcosa. Qualcosa che neanche lui ha saputo precisare. Ai suoi occhi erano semplicemente dei “peccatori”: era Jahvè a chiedergli di eliminarli, per il bene dell’umanità. Alla fine non aveva messo in pratica il suo piano, fuggendo alla volta dell’Ucraina con la Renault Clio sottratta al padre. Ma, così come non si è pentito di aver ucciso Panzieri, avrebbe agito anche contro di loro, dice.

Si tratterebbe di due giovani pesaresi, amici della vittima: entrambi nelle prossime ore saranno ascoltati dagli inquirenti, intenzionati a capire se abbiano avuto o meno contatti con Alessandrini nei giorni precedenti al delitto o se fossero stati invitati dal 30enne ad incontrarsi da qualche parte. Agli occhi dell’omicida “andavano puniti per adempiere al volere divino”. “Altrimenti avrei peccato – avrebbe riferito durante l’interrogatorio. Io, signor giudice, sono un onesto criminale”. Nei suoi confronti la difesa avrebbe già richiesto la perizia psichiatrica. Sembra infatti che Alessandrini abbia alle spalle diversi problemi psichici; tanti conoscenti, nel tempo, lo avrebbero allontanato a causa delle sue manie.

La ricostruzione del delitto

Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti sulla base dell’autopsia e dei rilievi, Alessandrini avrebbe ucciso Pierpaolo con oltre 15 coltellate dopo una cena a base di pizza e birra a casa della vittima, nel centro storico di Pesaro, probabilmente al culmine di una lite. Dopo il delitto avrebbe lasciato il 27enne riverso a terra, in una pozza di sangue e, dopo essere passato per l’hotel gestito dai genitori e aver fatto la valigia, sarebbe scappato con in tasca poche centinaia di euro chieste in prestito alla nonna, il telefono cellulare di Panzieri e un coltello, forse l’arma usata per uccidere l’amico.