Potrebbe tornare libero entro la prossima estate, dopo sedici anni e mezzo di reclusione, Luca Delfino, l’assassino di Antonella Multari, uccisa con oltre 40 coltellate a Sanremo nel 2007. Noto alle cronache come “il killer delle fidanzate”, visto che fu indagato (e poi assolto) anche per la morte di Luciana Biggi, uccisa in un vicolo di Genova nel 2006, l’uomo ha potuto beneficiare di uno sconto di pena dovuto al rito abbreviato. “Ho paura, mi metto nelle vostre mani, giudici”, ha dichiarato la madre della vittima, che più volte nel corso del processo è stata minacciata dall’imputato e che, in seguito alla sua scarcerazione, teme quindi delle ripercussioni.

Luca Delfino libero entro l’estate: unico sospettato per la morte di Luciana Biggi, fu condannato per l’omicidio di Antonella Multari

Potrebbe tornare libero entro la prossima estate, Luca Delfino, il genovese condannato a 16 anni e mezzo di reclusione per aver ucciso con oltre 40 coltellate Antonella Multari, con la quale aveva avuto una relazione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo, all’epoca dei fatti trentenne, e con una storia di abbandono alle spalle – sua madre si era suicidata poco dopo la sua nascita -, non aveva accettato di essere lasciato dalla 32enne e, dopo averla minacciata, seguita e molestata, aveva pianificato contro di lei un agguato, aggredendola durante una pausa pranzo nel suo nuovo posto di lavoro, a Sanremo, e uccidendola. “O si sta con te o si muore”, gli aveva urlato lei al telefono qualche giorno prima.

La donna era stata messa in guardia dai suoi genitori, che le avevano intimato di allontanarlo: oltre a perseguitare lei, Delfino, infatti, era da poco stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio di Luciana Biggi, sua ex fidanzata, scomparsa nel 2006 dopo una serata trascorsa in compagnia dell’uomo e il cui corpo era stato ritrovato un paio di giorni dopo nel centro storico di Genova, con la gola tagliata. Ma Antonella, denunciandolo per i suoi comportamenti, si era esposta ancora di più alle sue furie, finendo per fare la stessa fine di Luciana. Per il primo delitto l’uomo non è mai stato arrestato: nonostante l’alibi debole – Delfino raccontò di aver lasciato Luciana in un bar e di aver camminato senza meta, ubriaco, fino a Caricamento -, le prove, sia scientifiche che testimoniali, non permettono di incastrarlo e, pur restando l’unico sospettato, viene quindi assolto.

Sulla morte di Antonella, però, non ci sono dubbi. Questa volta ci sono addirittura dei testimoni: dopo aver colpito Antonella, Delfino tenta la fuga, ma viene trattenuto sulla scena del delitto da un passante, un camionista. Al processo con rito abbreviato, potendo beneficiare di uno sconto di pena, viene condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione, più cinque anni di custodia in una struttura psichiatrica perché giudicato semiinfermo di mente. Nel carcere di Sollicciano, dove ha scontato i primi anni di detenzione, si è trovato immischiato nella morte sospetta di un detenuto, suo compagno di cella, poi attribuita a suicidio. Da un altro è stato denunciato per stalking e violenza sessuale. L’idea che possa tornare presto in libertà preoccupa la madre della vittima, nei confronti della quale, più volte, Delfino si è rivolto con fare minaccioso nel corso del processo. Anche se dovesse essere trasferito in un istituto – quelli che, nel frattempo, hanno sostituito gli ospedali psichiatrici – non sarebbe sottoposto a controlli di polizia.

“Ho paura, mi metto nelle vostre mani, giudici, avvocati e magistrati tutti. Ho ancora fiducia nella giustizia”, ha dichiarato la donna, Rosa Tripodi, convinta che, una volta a piede libero, Delfino – più volte riconosciuto come soggetto pericoloso – potrebbe ancora fare del male, a lei per prima.