Non accennano a stemperare le proteste contro il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Anche le forze speciali hanno deciso di appendere i fucili al chiodo e di dire basta al primo ministro e alla sua riforma giudiziaria. Sono ormai settimane che vanno avanti le proteste contro Netanyahu, in Israele e anche nel resto del mondo. Se, però, eravamo abituati a vedere i civili scontrarsi con Bibi – come è soprannominato Netanyahu – adesso anche i militari hanno iniziato ad alzare la voce. E questo potrebbe anche essere un primo passo verso lo sgretolamento dell’esercito israeliano, uno dei più completi e più avanzati al mondo.

Le forze di elite portestano contro il premier Netanyahu

Centinaia e centinaia di appartenenti alle forze di elite e sll’unità di cyber intelligence hanno dunque deciso di incrociare le braccia per protestare contro il premier israeliano che vuole portare avanti una controversa riforma della giustizia. La minaccia era stata ventilata nelle scorse settimane, adesso il gruppo è passato alle vie di fatto. Si tratta, secondo gli organizzatori, di 450 riservisti – tra soldati e ufficiali- della divisione ‘operazioni speciali’ dell’intelligence militare e altri 200 nelle unità di cyber intelligence nello Shin Bet, Mossad e intelligence militare. “Interrompiamo da oggi il servizio da oggi e saremo felici di tornare a fare volontariato quando la democrazia sarà al sicuro“, ha dichiarato una fonte, il capitano ‘Aleph’ – rimasto anonimo, e identificato solo dal grado e dall’iniziale del suo nome in ebraico, parlando alla radio pubblica Kan.

Sono ormai dieci settimane che si susseguono le proteste in Israele contro il progetto di riforma che punta ad assoggettare la giustizia al potere politico. Anche sabato 18 marzo i cittadini di Israele sono scesi in piazza contro Netanyahu, proteste che continuano a paralizzare il paese. Decine di migliaia di israeliani si sono riversati nelle strade di Tel Aviv, mentre ad Haifa i manifestanti hanno ascoltato – fra i slogan de ‘il fascismo non passerà’ – gli interventi dell’ex capo di stato maggiore, Dan Halutz e di Yair Golan. 

Proteste in Israele, i partiti di opposizione aprono al compromesso Herzog

I leader di cinque dei sei partiti d’opposizione in Israele si sono espressi a favore della proposta presentata dal presidente Isaac Herzog, definendola una base di partenza per un compromesso sulla riforma della giustizia. Per l’ex premier Yair Lapid di Yesh Atid, il leader di Unità nazionale Benny Gantz, la leader laburista Merav Michaeli, il capo di Yisrael Beiteinu Avigdor Liberman e Mansour Abbas del partito arabo-israeliano Raam il disegno avanzato dal capo dello Stato non è ideale ma lavorabile. Contrario solo il partito arabo-israeliano Hadash-Ta’al che fino a oggi – praticamente – non si è esposto sulla riforma della giustizia e non sta partecipando alle iniziative dell’opposizione.