Mutui, ecco cosa succede ai tassi variabili e fissi e alle rate mensili dopo l’ulteriore aumento dello 0,50% di qualche giorno fa deciso dalla Banca centrale europea (Bce). La domanda ricorre soprattutto per chi ha un mutuo a tasso variabile, il cui scenario cambia continuamente e il tasso aumenta progressivamente. Ci si ritrova a pagare una rata mensile che è ben differente rispetto al momento in cui è stato fatto l’investimento. Ma i dubbi sono anche di chi debba aprire un mutuo: conviene il tasso fisso? Intanto, alcuni studi dimostrano che i mutui a tasso variabile hanno subito, nel giro di un anno, un aumento del 48%. Fin qui le notizie cattive. Di buono c’è che la corsa al rialzo dei tassi dovrebbe essere arrivata all’incirca al punto più alto e che, dalla prossima estate, dovrebbe iniziare la discesa – che comunque sarà lenta – dei tassi sui mutui.

Mutui tasso variabile, cosa succede dopo l’aumento dei tassi Bce: quanto costa la rata variabile?

L’impatto del rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Banca centrale europea qualche giorno fa non si è fatta attendere sui mutui e sulle rate mensili da pagare. Chi ha investito, paradossalmente, spera in uno scenario di recessione per vedersi abbassare i tassi di interesse sui mutui sottoscritti. Questo è quel che si augurano i firmatari di mutui a tasso variabile che hanno visto crescere la rata mensile progressivamente negli ultimi mesi. Secondo un’indagine di Facile, l’aumento dei tassi di interesse della Banca centrale europea sui mutui a tasso variabile ha determinato una crescita che potrebbe portare la rata mensile a incrementi fino al 48% entro giugno del 2023. Chi ha sottoscritto un mutuo di 200mila euro a 25 anni a giugno 2022, si è trovato con un Tan dello 0,9% e una rata mensile di 745 euro; a luglio scorso il primo aumento ha portato il Tan all’1,07% e la rata mensile a crescere di 15 euro, a 760 euro; il successivo aumento estivo (Tan dell’1,38%) e rata salita a 789 euro ha anticipato l’aumento di settembre dell’1,68% e rata di 817 euro. Poi, gli aumenti dell’autunno scorso sono stati ancora più consistenti: a ottobre il Tan è arrivato al 2,35% determinando una rata di 882 euro e un aumento, rispetto a giugno, di 137 euro. A novembre la crescita del Tan è arrivata fino al 2,75% e la rata a 923 euro, a dicembre il Tan a 3,07% e la rata a 956 euro. Da giugno a dicembre, dunque, la rata mensile è cresciuta di 211 euro.

Conviene il tasso fisso sul mutuo dopo gli aumenti 2023?

Col nuovo anno, le rate dei mutui a tasso variabile hanno continuato a salire in maniera decisa. Il Tan, che a dicembre 2022 aveva chiuso a 3,07%, a gennaio 2023 è aumentato fino al 3,67% come conseguenza dell’aumento dei tassi di interesse della Banca centrale europea. Quindi, nel caso del mutuo di 200mila euro, la rata è cresciuta da 956 euro a 1.020 euro nell’arco di un mese. Prima dell’ultimo aumento degli ultimi giorni, il Tan era arrivato al 3,90% e la rata mensile a 1.045 euro. L’incremento ulteriore dello 0,5% dei giorni scorsi porta il Tan al 4,40% e la rata a 1,.100 euro. Mensilmente, la famiglia che ha acceso il mutuo si è ritrovata con un aumento della rata mensile del tasso variabile aumentata di 355 euro da giugno 2022 a marzo 2023. Le previsioni fino a giugno prossimo indicano un aumento più contenuto (prima dell’inizio della discesa dei tassi) con Tan al 4,49% e rata di 1.111 euro. L’aumento totale in 12 mesi sarà di 366 euro, pari al 48% rispetto a giugno di un anno fa. Chi ha una rata a tasso fisso non subirà variazioni perché il mutuo rimarrà uguale. Ma il problema si pone per chi abbia intenzione di aprire un mutuo ed è indeciso se scegliere il tasso fisso. Secondo gli ultimi dati disponibili, tassi fissi e tassi variabili sono all’incirca sullo stesso livello: a febbraio scorso il tasso medio del variabile è stato del 3,52%, quello del fisso del 3,58%.