Bignè di San Giuseppe fritti o al forno? Con l’arrivo della festa del papà, 19 marzo, arrivano anche gustose ricette e suggerimenti perfetti per passare la giornata in compagnia. Cosa c’è di meglio che mangiare i bignè di San Giuseppe per questo giorno speciale? Si tratta della versione romana delle zeppole tradizionali.
Scopriamo come si fanno, insieme a tutte le curiosità sui bignè di San Giuseppe.
Bignè di San Giuseppe fritti o al forno: ricetta
Che siano fritti o al forno, ci teniamo pronti per i vari ingredienti utili per preparare questi fantastici bignè.
Ci vorrà complessivamente un’ora: una mezz’ora per preparare e una mezz’ora per la cottura.
Per fare l’impasto occorrono:
250 gr di farina ’00
250 gr di acqua
50 gr di burro (in caso si facciano fritti) oppure 100 gr di burro (per chi preferisce al forno)
5 uova medie
5 gr di sale
1 lt di olio di semi di girasole per friggere (nel caso si decidesse di friggere)
zucchero a velo vanigliato per guarnire
Per fare la crema pasticcera :
460 gr di latte intero fresco
6 tuorli medi
150 gr di zucchero
30 gr di farina ’00
20 gr di fecola
1 cucchiaio di estratto di vaniglia oppure bustina
Innanzitutto bisogna cominciare a formare i bignè.
Usare quindi una tasca pasticcera con la bocchetta liscia di circa 1 cm per realizzare mucchietti di impasto, sopra una teglia foderata di carta da forno attaccata e stabile.
I mucchietti devono essere di circa 6 -7cm e formati almeno ad una distanza di almeno 3 – 4 cm tra loro.
appiattire la punta con l’aiuto di un cucchiaio umido per poter modellare la punta dei bignè:
- Fritti
La versione tipica gustosa vuole i bignè fritti, come si fanno?
Per non far ungere troppo i bignè è consigliabile farli passare per breve tempo in forno, per fare in modo che l’impasto si asciughi per quando si andrà a friggere.
Scaldare il forno a 200° e cuocere quindi i bignè per circa 12 minuti , finché non li vedremo leggermente gonfi e con una leggera crosticina.
Scaldare olio abbondante su un pentolino.
L’olio non deve essere necessariamente troppo bollente, deve arrivare ad una temperatura di 165° -170° circa : si può provare col termometro o con un pezzettino di impasto crudo.
Mettere nell’olio un bignè alla volta. Si cuocerà in poco tempo e si colorerà.
Girare, lasciare 1 minuto nella cottura per ogni parte: in due minuti, quando sarà gonfio, sarà pronto.
Scolare su carta assorbente e cambiare l’olio ogni 6 o 7 bigné.
Farcire solo quando i bignè si saranno raffreddati.
- Al forno
Intanto, è necessario cuocere la teglia pronta in forno a 200° per circa 25 minuti senza mai aprire il forno. Solo quando saranno gonfi dopo il tempo indicato, si dovrà abbassare a 180° e proseguire la cottura per un tempo che vai dai 5 ai 10 minuti.
Poi, si dovrà sfornare e lasciar raffreddare per circa 30 minuti.
Infine, bisogna preparare la crema (potete seguire questo articolo) e farcire i bignè, quando saranno completamente freddi.
Poi, con un sac à poche a bocchetta piccola (deve avere una dimensione che va da 1 a 5 centimetri circa), si può riempire il bigné, sul quale deve essere praticato un foro con punta di coltello.
Quando si mangia il bignè di San Giuseppe?
I bignè di San Giuseppe sono i dolci per eccellenza della festa del papà, dunque la data giusta per mangiarli è il 19 marzo.
Chi ha inventato i bignè di San Giuseppe? Dove nascono i bignè di San Giuseppe?
La squisita pastarella è stata inventata da un cuoco e letterato napoletano, Ippolito Cavalcanti, che vantava origini nobili e, addirittura, un legame lontano con il celebre Guido Cavalcanti, importante poeta medievale, nonché amico di Dante Alighieri. La sua opera più importante è la Cucina teorico-pratica, pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1837, alla quale aggiunge un’appendice Cusina casarinola co la lengua napolitana.
Perché si chiama bigné di San Giuseppe?
I bignè di San Giuseppe sono legati alla tradizione della chiesa di San Giuseppe del Falegnami al Foro Romano di festeggiare questa festa con famosissimi banchetti a base di frittelle. Non a caso questo santo viene chiamato il “frittellaro”: lo testimoniano anche la poesia di Checco Durante. Da qui deriva la tradizione di mangiare i bignè fritti per San Giuseppe.