A Londra almeno 2000 persone, molte delle quali con cartelli con la scritta “Nessun essere umano è illegale” e sigle sindacali hanno marciato verso la sede del governo britannico a Downing Street, residenza ufficiale del Primo Ministro. L’oggetto delle proteste era l’Illegal Migration Bill, la stretta legislativa sull’immigrazione annunciata dal governo del premier conservatore Rishi Sunak. Proteste anche in altre città del Regno Unito come in Scozia a Glasgow e nella capitale del Galles Cardiff, dove gli organizzatori della manifestazione hanno commentato: “è una politica razzista di un governo razzista”.
La legge anti migranti del governo Sunak
Con l’Illegal Migration Bill l’idea del governo britannico era infatti quella di adoperare la stretta per contrastare gli sbarchi record di migranti attraverso il canale della Manica. Il disegno di legge proposto prevede che chi arriva illegalmente nel Paese sia espulso verso uno Stato terzo ritenuto sicuro. Per i detrattori della norma, si tratterebbe di un atto del tutto illegittimo perché sarebbe impossibile fare richiesta di asilo nel Regno Unito. Con le uniche eccezioni previste sarebbero per i migranti che sono anche minori non accompagnati. Se il progetto di legge venisse approvato chiunque arrivi dal mare verrà sottoposto a detenzione e rimandato nel paese d’origine, qualunque sia la situazione al suo interno. Ecco perché verrebbe così di fatto cancellato il diritto all’asilo, per questo la decisione è stata criticata non solo dalle opposizioni ma anche dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
Migliaia di migranti ogni anno attraversano La Manica
Ogni anno attraversano la manica migliaia di persone, solo nel 2022 sono arrivati più di 45.000 migranti con imbarcazioni di fortuna e si tratta di numeri in crescita: nel 2021 erano meno di 30.000 gli ingressi, mentre nel 2020 non superavano i 10.000. La maggior parte di queste persone scappa da guerre e arriva da paesi non sicuri, più frequentemente da Afghanistan Iran Siria Eritrea e Sudan. Già nell’aprile 2022 i ministri dell’Interno degli Esteri britannico e ruandese avevano siglato un accordo che prevedeva il rimpatrio e la deportazione nel paese africano di alcune quote di migranti dal Regno Unito, in cambio il Ruanda riceveva forti somme di denaro. La misura era già stata bloccata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La battaglia giudiziaria è ancora in corso, di qui l’idea di un nuovo disegno di legge.