Pier Attilio Trivulzio trovato morto in casa a Novara: il giornalista era deceduto da molto tempo, almeno dallo scorso agosto. Da tutti conosciuto come “Pat”, 83 anni, Pier Attilio Triulzio è stato trovato morto nella giornata di ieri, 17 marzo ma si apprende della sua dipartita solo in queste ore, in un appartamento del quartiere San Agabio nel quale si era trasferito dopo la pensione. A dare l’allarme alle forze dell’ordine erano stati alcuni amici brianzoli che non avevano più ricevuto notizie del giornalista da parecchio tempo. Secondo una prima ricostruzione, Pier Attilio Trivulzio sarebbe morto per cause naturali. Nella sua abitazione di corso Trieste, nella zona est di Novara, sono entrati i Vigili del fuoco che hanno trovato il cadavere del giornalista, ormai in stato mummificato. Nell’abitazione si sono presentati anche il medico legale e il personale della questura della città piemontese. Pier Attilio Trivulzio aveva scritto per varie testate, da L’Espresso a La Notte, da Il Giorno all’Ansa. Si occupava soprattutto di motori avendo avuto una carriera anche come pilota di automobilismo. A ricordarlo, il giornalista Marco Pirola nel Gran Premio del 2009: “Lui per scrivere, io per fare flanella. Improvvisamente una voce inglese con forte accento scozzese irrompe da dietro le nostre spalle. ‘My friend Trivulzio…’. Poi una pacca al Pat. ‘Come stai old boy?’. I due, a braccetto, si infilano dentro un motorhome gigantesco. Lui era Jackie Stewart, una delle leggende dell’automobilismo di tutti i tempi. L’altro era il il povero (in tutti i sensi) Pat. Il terzo basito fermo sulla soglia, ero io che pensavo tra me e me:”Allora non sono tutte balle quelle che racconti vecchio trombone”.
Pier Attilio Trivulzio trovato morto in casa a Novara: il giornalista era deceduto da agosto scorso
È stato trovato morto oggi, nella sua abitazione di Novara, Pier Attilio Trivulzio, giornalista ed ex pilota di automobilismo. A dare l’allarme erano stati alcuni amici della vicina Brianza che non ne avevano più avuto notizie da tempo. Le forze dell’ordine, entrate nell’appartamento di viale Trieste, nel quartiere San Agabio di Novara, hanno trovato l’uomo in stato di mummificazione. Il decesso risalirebbe ad almeno sette mesi fa, probabilmente avvenuto nel mese di agosto. Da una prima ispezione cadaverica, il medico legale avrebbe stabilito che Pier Attilio Trivulzio sarebbe morto per cause naturali. Per entrare nell’appartamento è stato necessario l’intervento dei Vigili del fuoco. A riferire della morte di Pier Attilio Trivulzio è stato il Corriere della Sera: per parecchio tempo nessuno si era accorto della mancanza del giornalista, che non aveva figli o parenti prossimo. Nella provincia piemontese si era trasferito dopo essere andato in pensione. “Addio Vecchio Trombone – scrive ancora Marco Pirola sul suo profilo – Purtroppo l’ho trovato. E non era nemmeno tanto lontano da noi. A Novara. Era steso per terra da mesi in un appartamento che una mano caritatevole gli aveva concesso in uso da anni. Morto. Pier Attilio Trivulzio se ne è andato come aveva sempre vissuto. Un fantasma. Solo. Come del resto lo era stata la sua esistenza che per anni ha incrociato la mia. Me lo aspettavo. Ce lo aspettavamo. Però fa male. Quando eravamo a L’Esagono ero uno dei pochi che riuscivano a contenere la sua esuberanza giornalistica che tracimava spesso oltre i limiti della decenza e qualche volta della legge. Era una testa di cazzo, ma cazzo se era bravo. Due anni di inchieste, pagine intere sui rapporti tra i cinesi e l’Ndrangheta che si erano materializzate nello scatolone di cemento a Muggiò chiamato Magic Movie”.
Chi era il giornalista
“Pat”, come era conosciuto nel mondo giornalistico Trivulzio, era nato nel 1940 ed era un grande appassionato di motori avendo avuto anche una carriera da pilota. Da giornalista aveva collaborato per varie testate, da L’Espresso a La Notte, da Il Giorno all’Ansa, occupandosi sempre di auto e motori. “Le querele che mi ha fatto prendere – scrive ancora Marco Pirola – da cui sono sempre stato assolto grazie alla puntigliosità delle sue testimonianze in aula e della caterva di documenti che ogni volta presentava. Ho tanti flash in testa adesso, sicuro di dimenticarne qualcuno. Sempre alla ricerca disperata di soldi. A volte dormiva sulle panchine di un parco pubblico o alla stazione. ‘Per essere sulla notizia’ sussurrava arrossendo un poco perché noi e lui sapevamo quale fosse la verità che non voleva dire. Lui molto più anziano di tutti era stato adottato dalla redazione, dall’editore e pure dal sottoscritto. Un giorno già vecchio si era presentato nel mio ufficio con un sacchetto di plastica. ‘C’è dentro tutto quello che mi è rimasto della vita’. Non scherzava. Era disperato ma manteneva una dignità assoluta. Era in fuga dall’ennesimo padrone di casa che non pagava da mesi perché era senza soldi. Lo avevano sistemato al piano di sopra della redazione nella stanza che era il mio ufficio. Era felice che qualcuno si fosse interessato di lui. Appassionato di auto. Competente di macchine da corsa come pochi. Il migliore. I giorni del Gran Premio era arrivato a dormire nella cabina dell’Enel vicino alla pista. Un po’ per necessità tanto per essere sul pezzo. Anarchico, a volte incattivito dalla vita passata a scrivere articoli. Sorrideva. Stava al gioco in quella goliardica caserma che era la mia redazione. Avrei da scrivere ancora tanto, ma non riesco. Colpa tua vecchio trombone. Mi hai fatto piangere… addio Pat. O forse è solo un arrivederci…”.