TAG24 ha recentemente ricevuto e pubblicato una lettera giunta in redazione a firma Muhammad, che si è presentato come un ex scafista, che ora vive in Italia. Nel pubblicare l’intervista abbiamo motivato le ragioni della nostra scelta, che però in alcuni ambienti giornalistici e non solo non è stata apprezzata, con diversi argomenti che però si possono riassumere con la formula: “Non si dà una tribuna a quanti vivono o hanno vissuto con il traffico di esseri umani”.
Migranti, giusto far parlare gli scafisti?
Vogliamo parlare di questa spinosa questione, ma anche di alcuni contenuti della lettera di Muhammad con il prof. Enrico Ferri, in quanto giurista ed esperto dell’Islam (insegna Filosofia del Diritto e Storia dei Paesi Islamici all’Unicusano), ma pure pubblicista di lungo corso su noti quotidiani nazionali come Il Messaggero, Il Tempo, L’Unità e non ultimo TAG24.
Prof. Ferri, ritiene giusto pubblicare una lettera di uno scafista, responsabile del traffico di centinaia di esseri umani?
Secondo la prospettiva giuridica e politica della democrazia ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione, anche gli assassini conclamati e seriali hanno diritto a un difensore che ne rappresenti le istanze e loro stessi possono parlare a loro difesa. Dal punto di vista dell’informazione, è sicuramente utile ricostruire tutte le posizioni ed i ruoli delle parti coinvolte, per avere una visione d’insieme e non preconfezionata dei fatti. Il giornalista non deve selezionare le informazioni, ma cercarle e rappresentarle in modo oggettivo. Condivido la scelta di pubblicare la lettera, anche per un altro motivo fondamentale: l’autore esprime in materia d’immigrazione via mare una serie critiche e valutazioni con le quali occorre confrontarsi, a prescindere da tutto il resto.
Quali sono, a suo avviso, gli argomenti presenti nella lettera che meritano di essere presi in considerazione?
Almeno tre: Muhammad afferma senza mezzi termini di far parte della categoria delle vittime, piuttosto che dei carnefici, in quanto ha rischiato la vita per necessità e senza arricchirsi, mentre sono altri quelli che traggono utili dal traffico dei migranti. In altri termini sostiene che gli scafisti sono quelli che rischiano di più e guadagnano meno. In seconda istanza, Muhammad a suo modo nega che il flusso migratorio che dall’Africa muove verso l’Italia e l’Europa sia addebitabile agli scafisti e con espressioni crude fa riferimento al fatto che nonostante le ripetute e drammatiche morti in mare le persone continuano ad arrivare sull’altra sponda del Mediterraneo. Muhammad sostiene pure, a suo modo, che è contraddittorio sostenere di voler aiutare i naufraghi alla deriva, ma poi allontanare le imbarcazioni delle Onlus che vorrebbero e potrebbero intervenire in loro aiuto.
Questi temi sono stati ripresi in questi giorni anche dalle massime autorità dello Stato, dal Presidente Mattarella e dalla premier Meloni.
Il Presidente Mattarella ha ricordato durante la sua visita in Kenya che l’impoverimento, conseguenza della desertificazione di ampie parti dell’Africa, ha per riflesso una crescita del flusso migratorio. La Meloni ha chiesto ad alcuni degli scampati al drammatico naufragio in Calabria se fossero stati coscienti del rischio che avrebbero corso nell’attraversare il Mediterraneo. Non conosciamo le risposte degli interessati, ma sarebbe ingenuo pensare che i sopravvissuti al naufragio abbiano scoperto la pericolosità del viaggio solo davanti alle coste della Calabria.
Muhammad, l’ex scafista che ha scritto a TAG24, dichiara di essere un musulmano, e fa diversi riferimenti anche a Gesù e al “Giorno del Giudizio”. Ci può spiegare il senso di queste affermazioni? La persona in questione si può ritenere un fondamentalista islamico?
Credo che Muhammad sia solo un musulmano praticante. Si riferisce a Gesù, che nell’Islam è considerato un venerabile Profeta, usando il nome coranico, Isa. Si accusano i politici italiani di proclamarsi cristiani, ma allo stesso tempo di essere privi di clemenza e misericordia. Si ribadisce che nel Giorno del Giudizio, tutti saranno sottoposti ad un giudice superiore, a Dio, citato con la formula ricorrente nel Corano di “Signore dei Mondi”, che ne sottolinea l’onnipotenza.
È un modo per dire che non riconosce le leggi dello stato italiano?
Credo che si riferisca soprattutto ad un tipo di giustizia superiore, alla quale dovranno rispondere anche i suoi accusatori. Un modo per dire di non sentirsi dalla parte del torto.