Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto a Feuromed, il Festival euromediterraneo dell’economia in corso a Napoli, toccando nuovamente la corda dei migranti.

La Marina militare, la Guardia costiera e la Guardia di finanza hanno fatto sempre il loro dovere, non hanno mai lasciato morire nessuno e

Aggiungendo inoltre che “hanno salvato migliaia di vite umane” e che “è ingiusto scaricare su di loro la responsabilità di scafisti che non sapevano nemmeno guidare una barca“. Nuove precisazioni in riferimento alla tragedia di Cutro di tre settimane fa, alla luce dei dubbi sulla segnalazione di Frontex tramite allarme Sar.

Migranti, Tajani di rientro dal viaggio in Slovenia e Croazia

Per il resto, il contenuto di fondo dell’intervento di Tajani nel capoluogo partenopeo non si discosta di un millimetro dalle precedenti uscite: sul tema migranti l’Italia chiede una risposta europea, oltre che una solidarietà europea che spesso è mancata in episodi pregressi.

Da un punto di vista più ampio “l’Italia è il Paese più indicato dall’Ue per una gestione da protagonista del Mediterraneo“. Il vicepremier ha fatto riferimento all’azione diplomatica tra Kosovo e Serbia (dove la tensione è sempre tangibile), così come in Bosnia Erzegovina e al porto di Durazzo in Albania.

Il coordinatore di Forza Italia è rientrato ieri dalla trasferta in Slovenia, a Lubiana, dove ha incontrato l’omologo Tanja Fajon e anche il ministro degli Esteri croato Gordan Grlić-Radman a Zagabria. Rispetto alla visione slovena Tajani parla di “sintonia reciproca” sul tema dell’immigrazione irregolare, anticipando di aver “ricambiato” la visita in futuro trilaterale a Roma. Al centro c’è il monitoraggio della rotta balcanica, altrettanto cruciale ma meno “mediatica” poiché si svolge via terra e non via mare, e che in passato ha costituito un grattacapo importante per le autorità del Friuli.

Un punto invece inedito riguarda la dichiarazione di Tajani secondo il quale la stabilizzazione della rotta balcanica sarebbe facilitata “dall’allargamento dell’Unione europea ai Paesi dei Balcani occidentali, a partire dalla Bosnia-Erzegovina”. Tra le questioni affrontate troviamo inoltre il coordinamento tra le rispettive forze dell’ordine, la gestione dei visti e la valorizzazione delle minoranze.