È stata interrogata per oltre cinque ore dai carabinieri della Compagnia di Formia, Miriam Mignano, la donna di 31 anni rimasta ferita nel corso della sparatoria che, dieci giorni fa, ha strappato alla vita Giovanni Fidaleo, direttore di un hotel di Castelfranco. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, a sparare sarebbe stato Giuseppe Molinaro. Trasferito in carcere, l’uomo, 58 anni, avrebbe confessato di aver agito per gelosia: da poco, secondo i suoi racconti, era stato lasciato dalla 31enne. La donna avrebbe ora deciso di difenderlo, confermando la sua versione dei fatti. Nei confronti dell’imputato, gli avvocati della difesa avrebbero chiesto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Latina omicidio Fidaleo: la donna ferita nel corso della sparatoria difende il killer
Giuseppe Molinaro avrebbe sparato a Giovanni Fidaleo per difendersi, colpendola per errore. È questa la versione dei fatti raccontata nel corso di un lungo interrogatorio davanti ai magistrati da Miriam Mignano, la donna di 31 anni rimasta ferita nel corso della sparatoria avvenuta nella hall dell’albergo “Nuova Seio”, nei pressi di Castelfranco, dieci giorni fa, e costata la vita al direttore della struttura. Secondo le prime ricostruzioni, il killer, 58 anni, avrebbe sparato quattro colpi d’arma da fuoco, tre tra addome e torace e uno sulla mascella destra, a Fidaleo, morto sul colpo, e due colpi, uno all’addome e uno all’altezza del seno sinistro, alla 31enne. Il movente? La gelosia.
Fermato dai carabinieri nei pressi di Teano, dove si era costituito, chiamando le forze dell’ordine, dopo essersi confidato con un amico, Molinaro aveva infatti ammesso di aver avuto una relazione con la donna e che, ferito dalla fine di quest’ultima, avrebbe riversato la sua rabbia sul direttore d’albergo, suo contendente in amore. Ancora ricoverata presso il Policlinico Gemelli di Roma, la donna avrebbe ora confermato quanto raccontato dall’imputato. Secondo la sua testimonianza, l’appuntato – teoricamente in servizio presso la stazione di Carinola, ma in licenza straordinaria per motivi di salute dallo scorso 2022 – si sarebbe recato presso l’hotel proprio per avere un incontro chiarificatore con Giovanni Fidaleo, incontro al quale anche lei avrebbe dovuto partecipare.
Al loro ingresso, i due – giunti sul posto separatamente, lui a bordo della sua Ford Focus, lei con l’auto prestatagli da un amico, già ascoltato come persona informata dei fatti -, si erano diretti verso il direttore che, vedendoli arrivare insieme, sarebbe andato in escandescenza, afferrando una spranga di ferro e tentando di aggredire il militare. È a questo punto che, secondo la donna, Molinaro avrebbe preso la sua pistola d’ordinanza, priva del caricatore, riuscendo a caricarla rapidamente e sparando contro il contendente. Preso dal panico, avrebbe colpito anche lei, per errore. Una versione, la sua, che dovrà essere chiarita dagli inquirenti. Intanto i legali che difendono l’imputato, detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere – dove è tornato giovedì scorso dopo alcune ore trascorse all’esterno per sottoporsi a un intervento chirurgico -, hanno presentato ricorso al Riesame, chiedendo nei confronti del loro assistito gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Sembra infatti che, oltre ad avere dei problemi di salute, da un paio di anni, in seguito alla morte della madre, l’uomo soffra anche di sintomi depressivi. Per questo aveva seguito un percorso presso il servizio di Psichiatria dell’Arma, presso il quale era ancora in cura da una psicologa. Proprio in considerazione del non ottimale quadro clinico e psicologico dell’imputato, e grazie alla collaborazione mostrata subito dopo l’assunzione delle proprie responsabilità per quanto avvenuto, secondo i legali potrebbe esserci nei suoi confronti una modifica dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La decisione dei giudici del Riesame dovrebbe arrivare entro la prossima settimana.