Non ha mostrato segni di pentimento, davanti al giudice italiano, Michael Alessandrini, arrivato a Pesaro giovedì scorso dopo essere stato estradato dalla Romania. Il 30enne, reo confesso dell’omicidio dell’amico Pierpaolo Panzieri, ha ribadito di aver ucciso il 27enne, ammettendo che, se tornasse indietro, lo rifarebbe. Stando alle sue parole, avrebbe agito obbedendo a un volere divino. Nei suoi confronti sarà richiesta una perizia psichiatrica. Oggi, intanto, il funerale della vittima.
Omicidio Panzieri ultime notizie: Alessandrini sentito dal Gip a Pesaro
“Ho obbedito alla voce di Jahvè (il nome di Dio in ebraico, ndr), che colpisce implacabilmente chi ha peccato”. Sono queste alcune delle parole che Michael Alessandrini avrebbe rivolto al Gip italiano – chiamato a convalidarne l’arresto – nel corso dell’interrogatorio di quattro ore tenutosi dopo il suo arrivo nel carcere di Villa Fastiggi a Pesaro, dove è stato accompagnato dopo essere stato estradato dalla Romania. Lì gli agenti locali lo avevano fermato, dopo una segnalazione delle autorità italiane, a poche ore dall’omicidio di Pierpaolo Panzieri. Per gli inquirenti era infatti chiaro che Alessandrini, l’ultimo ad aver visto la vittima prima del ritrovamento del corpo da parte del fratello, fosse anche il killer. Anche perché si era reso irreperibile, fuggendo all’estero.
Trasferito nel carcere di Timisoara, in Romania, il 30enne ha già confessato, davanti al giudice rumeno, le proprie responsabilità. Ora, davanti a quello italiano, avrebbe ribadito di essere l’assassino di Pierpaolo, ammettendo anche che lo rifarebbe e che sarebbe stato portato a compiere l’estremo gesto da una voce divina. A spiegarlo è stato il legale che lo difende, l’avvocato Salvatore Asole, al termine del colloquio: “Il mio assistito ha ribadito con calma e lucidità di aver ucciso Panzieri perché lo riteneva colpevole moralmente di qualcosa che non sappiamo, avendo intuito che ci potesse essere un legame, di cui non aveva prove, con Julia, la ragazza che lui riteneva la sua fidanzata (versione smentita dalla diretta interessata, ndr). Seguendo questo pensiero, lui ha detto di aver deciso di ucciderlo in quel momento spinto dalla voce di Jahvè che gli chiedeva di farlo”.
Come dimostrato dall’autopsia, Alessandrini avrebbe colpito l’amico d’infanzia con oltre 15 coltellate, lasciandolo riverso a terra, in bagno, in una pozza di sangue. La stessa posizione in cui era poi stato trovato. Poi, con determinazione, si sarebbe messo alla guida della Renault Clio sottratta al padre e avrebbe lasciato l’Italia, con in tasca il telefono della vittima e poche centinaia di euro chieste in prestito alla nonna. Nella sua auto, inoltre, le autorità rumene avrebbe trovato anche un coltello, probabilmente l’arma del delitto. Dopo essere stato fermato, si era opposto al rientro in Italia per paura che venisse “ucciso dai servizi segreti italiani”. Chi lo conosce sostiene che sia affetto da problemi psichici e che, a causa delle sue manie di persecuzione, in tanti, nel tempo, lo avevano allontanato.
“È chiaro che, a giudizio unanime, siamo di fronte all’esigenza di dover sottoporre il mio assistito a perizia psichiatrica – ha proseguito Asole -. Ha ribadito che non ha nulla di cui pentirsi. Quindi, è necessario procedere con gli strumenti che la legge ci permette di adottare per sincerarci delle sue condizioni mentali”. Il Gip si sarebbe riservato di decidere. Se fosse giudicato incapace di intendere e di volere, l’imputato andrebbe incontro ad uno sconto di pena. La famiglia della vittima chiede intanto che sia fatta giustizia. E oggi, 18 marzo, a quasi un mese dal delitto, potrà finalmente dire addio a Pierpaolo. È in programma per le 11, infatti, il funerale, presso il Duomo di Pesaro. Poi alla salma – restituita ai familiari dopo tutti gli accertamenti del caso – sarà data segna sepoltura.