Giorgia Meloni vs Elly Schlein, lo scontro a distanza è iniziato. Mentre i sondaggi rivelano i primi scossoni post-primarie, le due leader politiche si sfidano sui temi. Il primo assaggio di questo duello lo abbiamo avuto nell’ambito del question time nel quale è emerso il primo oggetto del contendere: il salario minimo. Giorgia Meloni, dal Congresso della Cgil di Rimini, ha ribadito tutte le sue riserve:
Voglio ribadire che per raggiungere gli obiettivi io credo che l’introduzione del salario minimo non sia la strada più efficace. La fissazione per legge di un salario minimo rischia di non diventare una tutela aggiuntiva ma sostitutiva. Si finirebbe per fare un altro favore alle concentrazioni economiche.
Parole in perfetta antitesi con quelle di Elly Schlein che, dopo aver calcato anche lei il palco della Cgil in quel di Rimini, ha scritto sui social:
Ieri il congresso Cgil ci ha ospitato per un bel momento di confronto sui temi tra le forze di opposizione, che spero prosegua. È stata anche l’occasione per incontrare finalmente la Ministra Yolanda Diaz, il cui lavoro è di grande ispirazione. Il Governo spagnolo, infatti, ha scelto di limitare i contratti a termine e alzare il salario minimo. Ci batteremo perché accada anche in Italia.
Meloni-Schlein: sfida sul salario minimo
Il Partito Democratico non intende cedere. Tant’è che la prossima settimana inizierà l’esame inizierà l’esame delle proposte di legge sul salario minimo e Mauro Laus, capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera, auspica che Meloni abbia voglia di “leggere la mia proposta di legge 216 per scoprire che tante delle sue affermazioni trovano piena cittadinanza nel testo a mia prima firma. Mi auguro lo faccia anche il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto e i colleghi di maggioranza della stessa commissione”.
Elly Schlein cerca sponde ed apre agli altri gruppo parlamentari affinché si faccia fronte comune. Dal Terzo Polo passando per il Movimento 5 Stelle fino all’alleanza Verdi/Sinistra Italia: la risposta sembra buona. Ma la battaglia dovrà giocarsi anche fuori dal Parlamento. E così Andrea Orlando porta il tema al centro del convegno organizzato dall’Associazione “Rosa Rossa” a Torino, alla presenza di giuslavoristi e docenti universitari. Per Meloni, ad oggi, è niet.
Cosa succede nel Pd
Contemporaneamente, la leader del Partito Democratico è concentrata sulla formazione del suo gruppo di governo. La selezione dei membri della segreteria è collegata a quella dei capigruppo, ma sembra che i tempi per le scelte si stiano allungando. Secondo Schlein e le fonti parlamentari del partito, “ci vuole ancora tempo“, e potrebbe volerci anche più della prossima settimana. Alcuni nomi sono stati menzionati per la presidenza dei gruppi, come Chiara Braga per la Camera e Francesco Boccia per il Senato. Per quanto riguarda la segreteria, tra i possibili candidati ci sono Marco Sarracino, Peppe Provenzano, Sandro Ruotolo, Marta Bonafoni, Antonio Misiani, Stefania Bonaldi e Alessandro Zan. Inoltre, nelle ultime ore, il nome di Michela Di Biase è diventato sempre più popolare.
Secondo un dirigente del partito, Marco Furfaro potrebbe essere nominato vicesegretario unico “per contrastare le correnti interne”, ma al momento Schlein mantiene il massimo riserbo su questa questione e i parlamentari più vicini alla leader ammettono che “il dossier è nelle sue mani”. Ci si aspetta che Schlein dia segnali di unità al partito, come ha dichiarato lei stessa, così come il presidente Bonaccini. Si prevede che la situazione si sblocchi nella prossima settimana, anche perché c’è bisogno di organizzare l’opposizione a Meloni in Parlamento. La premier è attesa al Senato martedì e alla Camera mercoledì per le comunicazioni sul prossimo Consiglio Europeo. Il voto sulle risoluzioni dei gruppi che seguiranno queste comunicazioni potrebbe offrire l’occasione per un nuovo capitolo nella sfida tra Meloni e Schlein.