Irpef riforma fiscale 2023, i redditi tra i 15mila e i 28mila euro si avvantaggiano di più dalle revisione di scaglioni e aliquote. La nuova imposta sulle persone fisiche fa scattare la domanda su chi ci guadagni di più e chi ci perda. La legge delega approvata nella giornata di ieri, 16 marzo, dal Consiglio dei ministri, tuttavia, non fissa il livello delle tre aliquote (da quattro a tre con la legge di Bilancio 2022 del governo guidato da Mario Draghi) che comporranno il quadro di applicazione delle imposte sulle persone fisiche. Per determinare le nuove aliquote arriveranno i decreti attuativi del governo guidato da Giorgia Meloni una volta approvata la legge delega. Il nuovo quadro della riforma fiscale dovrebbe entrare in vigore, dunque, non per quest’anno, ma per il 2024. Inoltre, la legge di riforma fiscale stabilisce anche nuove detrazioni fiscali per i carichi familiari e di lavoro. Su chi ci guadagni di più dalla revisione delle tasse, dunque, lo si potrà stabilire considerando anche questi fattori. Ecco, quindi, come potrebbero essere composti gli scaglioni ai fini dell’applicazione dell’aliquota Irpef.

Irpef riforma fiscale, ecco chi ci guadagna e chi ci perde dalle nuove aliquote: casi e simulazioni

Con le nuove aliquote Irpef della riforma fiscale potrebbero essere accorpati i primi due scaglioni di reddito, arrivando a un tetto fino a 28mila euro. Questa ipotesi sembrerebbe avere i maggiori consensi al governo e darebbe quale risultato l’applicazione dell’aliquota Irpef pari al 23%. A beneficiare della riduzione di due punti percentuali sarebbero i redditi tra i 15mila e i 28mila euro, sui quali oggi l’aliquota è pari al 25%. Aliquote più alte sono previste per redditi più elevati: sopra i 28mila euro e fino ai 50mila euro l’aliquota Irpef è pari al 35%; sopra i 50mila euro l’aliquota è sempre del 43%. Se davvero il primo scaglione dovesse accorpare tutti i redditi fino a 28mila euro lordi annui, gli altri due scaglioni superiori potrebbero rimanere invariati come importi e aliquote. Questa operazione avrebbe dei vantaggi: il primo è l’investimento che il governo guidato da Giorgia Meloni dovrebbe fare su questa distribuzione delle tasse che avrebbe un costo tutto sommato limitato, stimabile in tre o quattro miliardi di euro. La seconda conseguenza sarebbe quella di premiare i redditi medio-bassi che guadagnerebbero circa 260 euro dal taglio di due punti percentuali (dal 25% al 23%) dell’aliquota Irpef.

Sconti fiscali e No tax area: ecco le novità in arrivo

I vantaggi, in termini di risparmio, dei quali beneficerebbero i redditi tra i 15mila euro e i 28mila euro con le nuove aliquote Irpef della riforma fiscale si estenderebbero anche a chi guadagni annualmente di più. Nel dettaglio, a parità di detrazioni fiscali, lo sconto sulle imposte sarebbe pari per tutti (260 euro) anche per chi superi i 28mila euro di reddito all’anno. Ma in termini percentuali, lo sconto decresce al crescere del reddito. Come già si è visto in occasione della riforma fiscale della legge di Bilancio 2022, chi sostiene le nuove regole porrà l’accento sullo sconto percentuale, mettendone in risalto la progressività; diversamente, chi non sostiene la riforma fiscale evocherà la regressività evidenziandone i pochi euro di sconto in termini assoluti, e non percentuali. A far da spettatori ai redditi medio-alti sarebbero quelli che prendono fino a 8.500 euro all’anno: come per i pensionati, la riforma fiscale ammetterà a questa soglia anche i redditi dei lavoratori dipendenti, realizzando un’equità “orizzontale” più alta di 500 euro. Tuttavia, la vera partita si giocherà sugli sconti applicati alle spese: la riforma mira a eliminare la possibilità di detrarre le tante voci (circa 600) riducendole a poche – ad esempio, per la sanità, l’istruzione, gli interessi sui mutui e i bonus casa – recuperando dalla mancata applicazione degli sconti, soprattutto sui redditi medio-alti, i 3-4 miliardi che servono per risistemare le aliquote Irpef.