C’è grande fermento in Finlandia per la visita del presidente Sauli Niinistö in Turchia, nelle giornate di venerdì e sabato: cerchiato in rosso sul calendario sarà il bilaterale con il presidente Recep Tayyip Erdogan in programma venerdì pomeriggio, dove l’argomento clou verterà richiesta di adesione della Finlandia alla Nato.
I quotidiani scandinavi sono particolarmente fiduciosi sul fatto che Ankara darà il proprio assenso all’ingresso di Helsinki nell’Alleanza Atlantica.
Vertice Finlandia-Turchia, Nato segna +1 in attesa della Svezia
Stando al crono programma governativo, il leader della Finlandia Niinistö ha inaugurato la visita in Turchia questa mattina deponendo una corona di fiori al mausoleo di Ataturk in memoria delle vittime del terremoto. Pare che ci saranno delle conferenze stampa separate tra i due presidenti, in molti si augurano che il primo dei due a parlare (presumibilmente Niinisto) esca con un verdetto in un senso o nell’altro sul possibile allargamento della Nato.
Per la Finlandia (ma anche per la Svezia) è abbastanza importante che la Turchia dia il semaforo verde prima delle elezioni presidenziali turche, fissate il prossimo 14 maggio. Ovviamente, gli analisti non possono fare a meno di notare come il canale tra Helsinki e Ankara stia viaggiando a una velocità superiore rispetto a quello con Stoccolma. È infatti noto che Erdogan accusi la Svezia di ospitare all’interno dei suoi territori i responsabili del tentato golpe del 2016, e che abbia messo la loro estradizione come paletto per concedere il placet anche al Paese centro scandinavo.
Con l’avvicinarsi del vertice Nato di Vilnius, in programma dal 27 al 30 maggio, è probabile che qualche Stato abbia fatto pressione sulla Turchia, così come sull’Ungheria (l’altra nazione che ha lasciato il parere in sospeso, senza però ricorrere al diritto di veto). Dal canto proprio, la Russia commenta con amarezza il bilaterale tra Finlandia e Turchia, accusando soprattutto il suo vicino scandinavo. Il portavoce Peskov ha dichiarato che la Russia non ha mai avuto intenzione di rappresentare una minaccia per i Paesi neutrali dell’Europa.