L’australiano Blake Johnston ha battuto il record del mondo per la sessione di surf più lunga cavalcando le onde per 40 ore al largo di Cronulla Beach, una spiaggia nei pressi di Sydney in Australia. Il surfista ha sfidato l’oceano in notturna e banchi di meduse senza timore per poi scoppiare in lacrime dopo aver superato il precedente primato mondiale di 30 ore e 11 minuti, detenuto dal sudafricano Josh Enslin.
Blake Johnston ha cavalcato più di 700 onde in totale, durante le serie intervallate da rare pause snack, creme solari o colliri per pulire gli occhi. Ad ogni uscita temporanea, autorizzata dal regolamento, i medici gli controllavano battito cardiaco e pressione sanguigna prima di lasciarlo ripartire per attaccare un oceano a 24°C, riducendo il rischio di ipotermia. Appena superato il primato del collega sudafricano, Johnston ha ammesso di essere “un po’ scottato“, ma è comunque tornato in acqua con l’obiettivo delle 40 ore nel mirino.
L’impresa di Johnston aveva soprattutto una finalità benefica. Suo padre si è suicidato 10 anni fa e durante le 40 ore di surf sono stati raccolti oltre 330.000 dollari australiani, circa 210.000 euro, a favore della prevenzione sul suicidio e la salute mentale tra i giovani. Inizialmente aveva pianificato di raccogliere fondi correndo per 1.000 chilometri, ma è tornato al surf quando ha saputo che il record era di sole 30 ore.
Uno sport antichissimo
Il surf è uno sport acquatico che consiste nel cavalcare le onde con una tavola apposita. La storia del surf risale a diverse migliaia di anni fa, con alcune culture polinesiane che praticavano una forma di surf chiamata “he’e nalu”, che significa “scivolare sull’onda”.
In seguito, il surf è stato introdotto alle Hawaii, dove è diventato una parte integrante della cultura locale e uno dei principali passatempi dell’isola. Il surf hawaiano era caratterizzato da tavole lunghe e pesanti, fatte di legno di koa o di balsa, e veniva praticato principalmente dai membri dell’élite sociale hawaiana.
Il boom negli USA
Il surf è diventato popolare negli Stati Uniti negli anni ’20 e ’30, quando i surfisti hawaiani hanno iniziato a viaggiare lungo la costa della California e a mostrare il loro sport agli americani. Il surf californiano era caratterizzato da tavole più leggere e maneggevoli, fatte di legno di abete o di redwood, e veniva praticato da surfisti di tutte le età e di tutti i livelli di abilità.
Negli anni ’50 e ’60, il surf è diventato un fenomeno di massa, con la nascita della cultura surfista e la diffusione della musica surf, della moda surf e del cinema surf. Il surf è diventato un simbolo di libertà, di ribellione e di avventura, e ha ispirato generazioni di giovani surfisti in tutto il mondo.
La tecnologia
Negli anni ’70 e ’80, il surf ha subito una trasformazione tecnologica, con l’introduzione delle tavole in fibra di vetro, più leggere e resistenti, e l’invenzione delle pinne fisse e removibili, che hanno migliorato la maneggevolezza e la stabilità delle tavole.
Negli anni ’90 e 2000, il surf è diventato uno sport professionistico, con l’organizzazione di competizioni internazionali e la creazione di un circuito mondiale di surfisti professionisti. Il surf è diventato uno degli sport più spettacolari e adrenalinici, con surfisti che cavalcano onde giganti di oltre 20 metri di altezza e raggiungono velocità superiori ai 50 km/h.
Oggi, il surf è uno degli sport acquatici più popolari al mondo, con milioni di praticanti in tutto il mondo e una cultura surfista che abbraccia valori come il rispetto per l’ambiente, la libertà, l’avventura e la comunità. Il surf è un’attività che può essere praticata da chiunque, indipendentemente dall’età, dal genere o dal livello di abilità, e che offre un’esperienza unica di connessione con la natura e con sé stessi.