Ponte sullo Stretto: ieri il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto per la ricostituzione della società Stretto di Messina Spa. Si tratta del primo passaggio per avviare il percorso che dovrebbe portare alla presentazione del progetto definitivo fra un anno. Il decreto è stato approvato “salvo intese” e dunque senza una formula definitiva. Intanto il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini esulta: “È una giornata storica”.
Ponte sullo stretto, il sindaco di Messina Basile “Oltre all’opera servono le infrastrutture per la messa a sistema”
In questa intervista esclusiva rilasciata alla redazione di TAG 24 Federico Basile, sindaco di Messina, commenta il sì del Consiglio dei ministri al decreto per il ponte sullo Stretto.
Sindaco Basile, come ha accolto la svolta di ieri in Cdm?
La decisione presa ieri dà continuità al progetto del Governo di intervenire per la costruzione del Ponte di Messina. Si tratta di un’idea nei confronti della quale la città non è sicuramente contraria perché aperta alle grandi infrastrutture. Tuttavia ci aspettiamo di essere coinvolti. Io mi pongo un problema di amministratore: quali saranno nell’ambito pratico le ricadute su una città che ha programmato la sua evoluzione senza il Ponte? Messina ha un suo piano generale del traffico, un piano regolatore, dei vincoli.. con l’arrivo del Ponte sullo Stretto chiaramente cambierebbe tutto. Ben venga l’opera ma non sia un qualcosa che si “appoggia” semplicemente tra le due sponde ma che metta a sistema tutte le infrastrutture della città. Occorre verificare le condizioni – le famose “opere a terra” – che impattano sulla programmazione territoriale. Nel progetto del 2010, ad esempio, era previsto lo spostamento della stazione: si tratta di qualcosa da tenere in considerazione, perché se occorre spostare una stazione e magari costruirla dove si era programmato qualcos’altro è chiaro che bisognerà rivedere tutto.
Si aspetta dunque che la città di Messina sia coinvolta nella programmazione?
Io ho già incontrato il ministro Salvini un mese fa, poi il Governo è andato avanti fino a questo decreto che di fatto riattiva la società Stretto di Messina Spa. È chiaro che dovrà esserci sinergia in tutta la fase progettuale. Come amministratore non posso correre il rischio di perdere finanziamenti per progetti già assegnati che devono essere modificati per l’arrivo del Ponte. L’interlocuzione comunque c’è e mi auguro continui in modo proficuo. Detto questo speriamo sia davvero la volta buona dopo più di 100 anni di progetti e discussioni.
Il Ponte sullo Stretto da solo non basta. Quali altri interventi infrastrutturali sono necessari?
Sono necessarie le famose opere a terra di cui parlavo prima. Faccio un esempio: qui abbiamo un viadotto che è in lavorazione da oltre 10 anni. Se si farà il Ponte occorrerà accelerare, altrimenti il viadotto non potrà servire al collegamento. Al di là della concertazione serve capire come il Ponte impatterà sulla programmazione che già c’è, così che tutte le infrastrutture siano messe a sistema.
Qual è il suo giudizio sulla riforma per l’Autonomia differenziata? ieri il Cdm ha dato il via libera e il testo andrà in Parlamento.
Questo è un altro elemento che impatta – e non in modo marginale – sul tema del Ponte. Se ci sono i fondi per la costruzione del ponte ma non si hanno i soldi per le opere compensative per via dell’autonomia si crea un problema. Occorre un meccanismo di salvaguardia perché altrimenti l’opera sarà solo qualcosa da appoggiare tra le due sponde e basta. Il progetto dell’autonomia differenziata deve chiarire da dove si potranno prendere gli investimenti per le opere che sono necessarie alla funzionalità del Ponte di Messina.
Si tratta comunque di una battaglia che non appoggio perché credo che con l’autonomia differenziata e il famoso federalismo a taglio orizzontale non si risolvano i problemi. Il divario tra Nord e Sud è un problema storico. Io sono un sindaco giovane che cerca di portare avanti il suo territorio, ma ho bisogno di strumenti per farlo. Pensi alla defiscalizzazione: se il costo degli investimenti a Sud è pari a quello del Nord, è chiaro che io avrò meno possibilità di attrarre investitori.
Qual è l’impatto del progetto sull’autonomia differenziata per una regione a statuto speciale come la Sicilia?
Questi sono ragionamenti che competono all’amministrazione regionale che sicuramente in questo momento ha una difficoltà politica. Io ieri ho partecipato a un dibattito sulla continuità territoriale: non capisco perché per andare in Sardegna esistano le tariffe agevolate e mentre i costi per recarsi in Sicilia siano ben più alti. Si tratta di un esempio per dire che sono tanti i temi che devono essere affrontati quando si parla di autonomia. Come detto io sono critico ma non per il principio – credo che il Sud abbia le risorse per competere con gli investimenti del centro nord – ma perché non credo che il taglio trasversale del federalismo sia efficace.