Sud polo lunare: è inerente a quella parte là del satellite più conosciuto del Sistema Solare la nuova mappa che avrà il compito di guidare i prossimi astronauti sulla Luna alla ricerca dell’acqua intrappolata nel sottosuolo e nelle zone più in ombra di alcuni crateri. Una ricerca essenziale per la possibile futura vita al di fuori della nostra atmosfera perché si tratta di una risorsa che potrebbe essere fondamentale per le future colonie umane. Vediamo come è nato questo strumento e quali nuovi orizzonti lascia intravedere.

Sud polo lunare, come nasce la mappa

La mappa delle acque del polo sud della Luna è il risultato della ricerca congiunta di queste due realtà:

  • Nasa
  • Agenzia spaziale tedesca (Dlr)

Si tratta di un lavoro basato sui dati dello strumento Sofia (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy) e pubblicato sulla rivista The Planetary Science Journal. L’idea di sviluppare queste informazioni toponomastiche prende vita dalla considerazione chiave che l’acqua è, in assoluto, una delle risorse più importanti e preziose per qualsiasi attività umana e che, quindi, lo sarà anche per le future colonie spaziali. Come spiegano dalla Nasa:ù

“Sulla Luna l’acqua è fondamentale non solo da bere, ma per coltivare verdure e ortaggi in piccole serre o per costruire edifici usando materiali o polveri direttamente sul campo.”

Sapere dove trovarla significa non doverla portare “da casa”. Perché in pochi sanno che l’acqua pesa non poco e che uno dei maggiori limiti per qualsiasi avventura spaziale è proprio quello del costo dei trasporto in orbita. Come spiegano nell’articolo, risulta chiara l’innovazione e l’utilità di questa mappa:

Individuare i maggiori depositi di acqua sulla Luna e riuscire a sfruttarli, trovando dunque il modo di non dover rifornire d’acqua colonie e avamposti, è una delle maggiori sfide per tutte le agenzie spaziali oggi al lavoro per il ritorno sulla Luna e che prevedono di costruire vere e proprie colonie.”

Sud polo lunare, l’acqua sulla Luna

La scoperta della presenza di acqua sulla Luna si deve alla sonda sovietica “Luna 24” ma erano solo piccolissime tracce. Per la conferma dell’esistenza di veri grandi depositi, invece, si è dovuto attendere fino al 2009 con i dati del satellite indiano “Chandrayaan-1” e alcuni anni più tardi con quelli della missione americana Lcross. Va specificato che non si parla di acqua allo stato liquido, che non potrebbe sussistere sulla Luna dove è assente l’atmosfera ed è troppo bassa la gravità per trattenere il vapore, ma di ghiaccio intrappolato tra le rocce che si riesce a conservare soprattutto nelle regioni più fredde, in particolare, appunto, al Polo Sud della Luna e nelle aree dei crateri che restano sempre in ombra.

Compreso questo, sfruttando i dati raccolti in questi ultimi anni dall’osservatorio mobile Sofia, che è un innovativo telescopio sviluppato da Nasa e Dlr, i ricercatori hanno potuto realizzare una dettagliata mappa dell’acqua presente in tutta la regione del Polo Sud lunare visibile dalla Terra. Va da sé che sarà uno strumento utilissimo per definire meglio i siti di allunaggio delle prossime missioni Artemis, a partire da quella che nel 2025 o 2026 porterà la prima donna e il prossimo uomo sul nostro satellite.

La mappa sarà preziosa anche per la missione Viper:

“Si tratta del rover che la Nasa prevede di lanciare nel 2024 per verificare da vicino la presenza di acqua e capire realmente se e come la si potrà utilizzare come risorsa. I nuovi studi serviranno anche a capire meglio l’origine dell’acqua lunare, che si ritiene possa provenire in parte dall’interazione del vento solare con alcuni materiali che si trovano in superficie e che in parte sarebbe invece stata trasportata da asteroidi.”

Le premesse per sfoggiare AxEMU, la nuova tuta spaziale per il ritorno sulla Luna, sembrano essere sempre più concrete.