Migliora, in Italia, la situazione Covid: mentre l’incidenza settimanale di nuovi casi resta stabile, si registra un leggero calo dell’indice Rt. A metterlo in luce sono i dati dell’ultimo monitoraggio elaborato dell’Iss, relativo al periodo dal 6 al 12 marzo e aggiornato al 15 marzo. Sarebbero 4, al momento, le Regioni a rischio alto: Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Toscana.
Covid monitoraggio settimanale Iss: i dati
“Sostanzialmente stabile l’incidenza settimanale a livello nazionale”, secondo i dati dell’ultimo monitoraggio sulla pandemia da Covid-19 elaborato dalla cabina di regia Iss-ministero della Salute, che, facendo riferimento al periodo compreso tra il 10 e il 16 marzo, parla di 40 casi ogni 100mila abitanti, contro i 41 casi ogni 100mila abitanti relativi alla settimana precedente. Stando a quanto emerge dal report, sarebbe in leggero calo, inoltre, l’indice di trasmissibilità: l’Rt medio calcolato sui casi asintomatici è sceso dallo 0,97 allo 0,94, al di sotto della soglia epidemica. Stabile all’1% il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di terapia intensiva; scende, invece, quello delle ospedalizzazioni in aree mediche a livello nazionale (4,3% rispetto al 4,7% della settimana precedente). Dati positivi, quindi, ma non per tutte le Regioni. È salito da due a quattro, infatti, il numero di quelle a rischio alto a causa delle molteplici allerte di resilienza. Si tratta di Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Toscana. A rischio moderato, invece, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, la provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Umbria e Veneto. 8 sono poi a rischio basso.
Si celebra domani la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid
È in programma intanto per domani, 18 marzo, la terza Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, istituita con legge nel 2021 per ricordare le persone decedute nel corso della pandemia – oltre 187mila, secondo i dati, in Italia -, nella data in cui, nel 2020, i mezzi pesanti dell’Esercito italiano contribuirono alla rimozione delle centinaia di bare depositate presso il cimitero monumentale di Bergamo, tra le città più colpite, le cui immagini suscitarono molta impressione nell’opinione pubblica. L’obiettivo è non dimenticare quanto accaduto, inclusa la forza dei tanti infermieri che si sono sacrificati per aiutare gli altri. “Durante il Covid, infermieri e operatori sanitari sono stati celebrati da tutti”, mentre “oggi troppo spesso tornano a essere in un cono d’ombra. Bisogna disinnescare questo rischio, a partire da nuovi investimenti e dalla revisione dei modelli organizzativi”, ha fatto sapere per l’occasione la presidente della Fonpi (Federazione nazionale Ordini delle professioni infermieristiche), Barbara Mangiacavalli. “Ora – è l’appello – la priorità è investire sul capitale umano”.
Secondo i dati riportati dalla Federazione, gli operatori sanitari che hanno contratto il virus mentre erano in servizio ammontano a quasi 480mila, di cui l’82% sarebbero proprio infermieri. Molti di essi, secondo diversi studi commissionati negli ultimi anni, si troverebbero in una situazione di grave burnout. “Questa Giornata ci ricorda come l’emergenza Covid sia una lezione complessiva e permanente su cui costruire le politiche sanitarie dei prossimi anni”, prosegue Mangiacavalli. “La sanità deve essere riformata, a partire dal personale – esorta -. Un principio che si è mostrato in tutta la sua evidenza nei giorni più drammatici della pandemia. Purtroppo ora il rischio è ci si ritrovi al punto di partenza, senza considerare adeguatamente il capitale umano. Si tratta di una questione sollevata in questi giorni dal ministro della Salute Schillaci e che si pone come lo snodo del futuro”. “L’idea – conclude – deve essere quella di definire una nuova assistenza territoriale e di prossimità, decongestionando gli ospedali. Credo che un cambio di passo da parte di tutti sia il modo migliore per ricordare le vittime del Covid”.