Nuove tensioni in Francia, dove non accennano a placarsi le proteste legate alla riforma delle pensioni, ormai in corso a più riprese da quasi sei mesi. I manifestanti continuano a mettere a ferro e fuoco Parigi: questa volta hanno deciso di paralizzare il traffico, riversandosi sulla tangenziale e impedendo il passaggio degli automobilisti. Nella scorsa notte facinorosi hanno appiccato il fuoco ai bidoni dei rifiuti, con la polizia che è stata costretta al lancio di lacrimogeni.
La situazione ha richiesto nelle ultime ore un vasto spiegamento di forze dell’ordine. Solo nelle ultime 24 ore le proteste hanno riguardato decine di città transalpine, in una vera e propria guerriglia urbana, con circa 120 fermi solo a Parigi. Nel frattempo ieri, giovedì 16 marzo, la riforma varata dal presidente Emmanuel Macron è stata approvata alla Camera bassa del Parlamento, diventando legge senza il voto parlamentare. Le opposizioni hanno presentato mozioni di sfiducia.
Riforma pensioni in Francia, le opposizioni non ci stanno: “Fallimento totale per Macron”
La riforma, che innalza da 62 a 64 anni l’età pensionabile, era stata difesa dal primo ministro Elisabeth Borne, che ha spiegato l’intento di “garantire un futuro al nostro sistema pensionistico”.
So bene che è uno sforzo importante per i francesi lavorare per altri due anni, ma lasciar credere che si possa pagare tutto con i debiti, questo non è serio.
Sul piede di guerra le opposizioni, con Marine Le Pen che ha parlato di “una constatazione di fallimento totale per Macron” e ha assicurato di voler “fare in modo di censurare il governo“. In riferimento a Macron, il leader del partito socialista Olivier Faure ha sottolineato come, “quando un presidente non ha una maggioranza nel Paese deve ritirare il suo progetto”.
L’Eliseo non è un parco per accogliere i capricci del presidente.
Anne Hidalgo avrebbe rifiutato categoricamente la richiesta del prefetto di trovare un accordo e porre fine allo sciopero: secondo la sindaca socialista, l’unica soluzione per risolvere il problema è “il dialogo sociale” da parte del governo sulla riforma.
Raduni e proteste avranno luogo anche nell’imminente fine settimana, mentre una nuova giornata di scioperi e cortei è stata fissata per il prossimo giovedì 23 marzo.