Che giorni quei giorni del sequestro di Aldo Moro. E’ il 16 marzo del 1978 e le Brigate Rosse uccidono i cinque uomini della scorta e sequestrano il presidente della Democrazia Cristiana in via Fani, a Roma. Il cadavere dello statista, dopo 55 giorni, lo faranno ritrovare ritrovare nel bagagliaio di un’auto in via Caetani, vicino alle sedi del Pci e della Dc. Giorni bui. La mattina del sequestro ero con un amico al Bar Notturno, nel Corso di Siena. La mitica radiolina che la domenica faceva sentire le cronache del calcio e del basket cittadini annuncia il sequestro di Moro. Ci guardiamo sbigottiti. Eravamo abituati al clima di odio politico di quegli anni ma non pensavamo ad un avvenimento di quella portata.
Sequestro Moro, che sera quella sera all’osteria di via Franciosa a Siena
Da qualche mese, insieme a un gruppo di coetanei, pubblicavo un mensile sulla vita della città e penso di scrivere sul sequestro Moro. Giro per le vie di Siena, che sembrano più buie di sempre. Il silenzio è totale. Fa freddo. Arrivo all’osteria “Da Divo”, in via Franciosa, a duecento metri dal duomo. E’ l’unico locale aperto per mangiare un panino. Un’anziana e Divo, l’oste gentile che conosco da quando ero bambino, parlano di un anziano cieco che il giorno prima del sequestro Moro, racconta di aver sentito delle voci straniere, forse con accento tedesco, che parlavano del sequestro dello statista. Non gli credono ma quella “profezia” torna loro in mente il giorno in cui avviene realmente l’assalto delle Brigate Rosse, che proprio a Siena avevano il loro ideologo, il docente universitario Giovanni Senzani. I magistrati indagarono su quei racconti della sera prima ma a nulla si arrivò.
Stefano Bisi