Google Glass flop. Ancora brutte notizie per il progetto di Google Glass che cessa definitivamente di esistere. Già nel 2015 l’insuccesso commerciale del prodotto costrinse Google a mettere fine all’esperimento per il grande pubblico. Nonostante ciò l’azienda decise di proseguire a sviluppare gli occhi per il mercato degli sviluppatori e per quello business.

Un prodotto considerato dagli utenti poco utile alla vita di tutti i giorni e fin troppo costoso. Basti pensare che nel 2020 sono usciti i Google Glass Entreprise Edition 2 venduti nei negozi tramite provider autorizzati e solo alle imprese al costo di ben mille dollari. Ecco le caratteristiche:

  • Qualcomm Snapdragon XR1 quad-core, fino a 1,7 GHz, 10 nm
  • Android Oreo con gestione dei dispositivi mobili Android Enterprise
  • LPDDR da 3 GB4
  • Bluetooth 5.xAoA
  • Fotocamera da 8 MP con campo visivo di 80°
  • 3 microfoni beamforming
  • Porta USB di tipo C che supporta USB 2.0 480 Mbps
  • Batteria da 820 mAh con ricarica rapida
  • Accelerometro/giroscopio a 6 assi
  • Sensore di rilevamento sulla testa e sensore Eye-on-screen per funzioni di risparmio energetico
  • Resistente all’acqua e alla polvere
  • 46 g di peso

A partire dal prossimo 15 settembre invece Google Glass non sarà più supportato e non saranno più pubblicati gli aggiornamenti. Dopo quella data chi possiede questo oggetto non deve preoccuparsi che smetta di funzionare, tuttavia perderà il supporto delle applicazioni e per questo motivo diventeranno ben presto inutili. “Se è vero che la realtà aumentata e mista è al momento appannaggio del mondo del lavoro – riporta Adnkronos – con i visori di Meta e Magic Leap che seguono esattamente questo trend, in futuro VR, AR e realtà mista potrebbero diventare la nuova frontiera dell’elettronica di consumo. Per ora, questo futuro non include più i Google Glass“.

Google Glass flop: cos’è successo nel 2015

Un secondo flop dopo quello di pubblico del 2015. “I wearables sono oggi una delle aree più avvincenti dello sviluppo tecnologico – scriveva Google – [,..] Come parte di questa transizione chiuderemo l’Explorer Program per concentrarci sul futuro. Il 19 gennaio sarà l’ultimo giorno in cui si potranno prendere gli occhiali Glass Explorer Edition. Nel frattempo continueremo a costruire la prossima versione”.

Ripartire da capo è la cosa giusta da fare perché pochi early adopters ancora usano i Google Glass, ma è prematuro bollare gli occhiali smart di Google come un fallimento. I Google Glass hanno rappresentato un primo ambizioso tentativo di creare una tecnologia indossabile che i consumatori ancora non capiscono a pieno e su cui non sono disposti, per la maggior parte, a investire molto“, ha fatto sapere invece al tempo Carolina Milanesi, analista di Kantar Worldpanel, sul Financial Times.

Tutti i flop di Google

Tra gli ultimi flop di Google ricordiamo Stadia, la piattaforma di cloud gaming che ha spento definitivamente i motori lo scorso 23 gennaio. La società di Mountain View ha assicurato rimborsi per tutti gli acquisti di hardware effettuati attraverso lo shop online, che non dovranno essere restituiti. Previsti rientri di denaro anche per le transazioni legate al software – e perciò giochi e componenti aggiuntive – acquistati sempre nel sito ufficiale.

Come dimenticare poi l’errore più grande di Larry Page e Sergey Brin, ossia Google +, che ha quasi messo a rischio i dati personali di mezzo milione di utenti. Gli iscritti erano tra i 2 e i 3 miliardi, ma quelli attivi erano molti meno: 540 milioni nel 2014, 440 milioni due anni dopo. La copia brutta di Facebook ha cessato di esistere nel 2018. Nessun altro prodotto Google (come Gmail, Google Foto, Google Drive o YouTube) è stato però disattivato nell’ambito della chiusura della versione consumer di Google+.

Data la difficoltà di creare e mantenere un prodotto in grado di soddisfare le aspettative dei nostri consumatori, abbiamo deciso di chiudere la versione consumer di Google+. Concentreremo i nostri sforzi sulle aziende, per le quali lanceremo nuove funzionalità specificamente progettate“, riporta la pagina FAQ di Google.