Neanche il tempo di vedere approvata la norma sul Ponte sullo Stretto di Messina in Consiglio dei ministri che arriva la prima bocciatura. Quella del Wwf.

Bocciatura totale dai “costi mai chiariti”

Secondo il Wwf, il Ponte sullo Stretto è un’opera “fallimentare”, con “elevatissimi e insostenibili costi ambientali, sociali ed economico-finanziari”. Secondo gli ambientalisti inoltre,

“Il General Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild) che ha progettato il ponte sospeso ad unica campata e doppio impalcato stradale e ferroviario, che si vuole rilanciare, non ha mai prodotto gli approfondimenti tecnici ed economico-finanziari sul progetto definitivo redatto nel 2010 dell’opera, richiesti a suo tempo dal Governo Monti nel 2013, né il progetto ha mai superato la fase conclusiva di valutazione di impatto ambientale”

Wwf boccia il Ponte sullo Stretto: “Struttura in area protetta”

Dal punto di vista ambientale poi, il Wwf evidenzia l’importanza dela zona, per la protezione della fauna

“Tutta l’area dello Stretto di Messina è sostanzialmente ricompresa in due importantissime Zone di Protezione Speciale – ZPS  (sul lato calabrese la ZPS della Costa Viola e su quello siciliano  dalla ZPS dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antenna a Mare e area marina dello Stretto) e da un sistema di ben 11 ZSC (Zone Speciali di Conservazione), ai sensi della Direttiva comunitaria Habitat, che tutelano un ambiente unico che va dalla fragile costa calabrese, alla importante zona umida della Laguna di Capo Peloro, al prezioso ecosistema botanico dei Monti Peloritani. La Commissione VIA del Ministero diede nel 2013 un parere negativo di valutazione di incidenza sul progetto definitivo del ponte ad unica campata del 2010 proprio a tutela dello Stretto di Messina, importantissimo luogo di transito per l’avifauna e per i mammiferi marini, si concentra una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo”.

“Poche auto non giustificano l’opera”

Gli ambientalisti del Wwf contro il Ponte sullo Stretto di Messina (il cui sindaco comunque non è molto convinto) evidenziano anche il modesto traffico veicolare che potrebbe percorrere il viadotto, paragonato invece all’enorme costo della struttura:

“A fronte dell’oneroso costo prudenziale dell’opera di 8,5 miliardi di euro (stima del 2010) il project financing è stato escluso nel 2021 dal gruppo di lavoro nominato dall’allora ministro alle infrastrutture Giovannini perché appare evidente che la brevità del percorso di attraversamento e delle relative opere connesse non consente di prevedere un numero di pedaggi a carico degli utenti in grado di consentire un’operazione di project financing: d’altra parte coloro che ogni giorno si muovono tra le due sponde non sono più di 4.500 persone e il 76,2% degli spostamenti dei passeggeri è locale e senza auto al seguito“.

In sintesi, per gli ambientalisti non c’è rapporto benefici-costi che possa dimostrare l’utilità assoluta di un’opera che, in Italia, divide l’opinione pubblica da decenni.