Che cos’è il Mes e cosa prevede la tanto discussa riforma del Meccanismo europeo di stabilità? In Italia la ratifica e l’adozione della riforma del cosiddetto Fondo salva-Statisono dibattute ormai da tempo. Solo ieri, durante il Question time alla Camera, il deputato di Italia Viva Luigi Marattin ha nuovamente incalzato la premier Meloni sul tema: “Presidente, quando ratifichiamo il Mes?”. Netta la risposta della Presidente del Consiglio, la cui posizione è ben nota: “L’Italia, finché ci sarà un governo guidato dalla sottoscritta, non potrà mai accedere al Mes“.

Che cos’è il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità

Il Meccanismo europeo di stabilità nasce nel 2012 con lo scopo di garantire assistenza finanziaria ai Paesi membri che, pur avendo un debito pubblico sostenibile, si trovino nella difficoltà temporanea di trovare finanziamenti sul mercato.

I finanziamenti richiesti sono subordinati al rispetto di determinate condizionalità la cui entità varia a seconda dello strumento utilizzato dal Paese richiedente. In caso di prestiti la concessione è vincolata alla messa in campo di programmi di aggiustamento macroeconomico da parte dello Stato beneficiario. In caso di richieste di linee di credito precauzionali – destinate quindi a Paesi colpiti da shock le cui economie rimangono comunque solide – le condizionalità sono invece meno stringenti.

Alla guida del Mes è posto un Consiglio dei Governatori formato dai 19 ministri delle Finanze dell’area Euro. Il capitale sottoscritto dal Meccanismo europeo di stabilità ammonta a 704.8 miliardi, di cui 80.5 già versati. L’Italia ha, fino ad oggi, sottoscritto il capitale del Mes per 125.3 miliardi versandone più di 14. Questo ammontare conferisce all’Italia – oltre che alla Germania e alla Francia – il diritto di veto sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.

In cosa consiste la riforma del Mes

La proposta di riforma del Trattato istitutivo del Mes interviene sulla governance dell’istituto e sul ruolo del Fondo nell’assistenza ai Paesi membri oltre che sulle condizioni per accedere alle linee di credito precauzionali e sui parametri per le valutazioni della sensibilità del debito. Le modifiche non riguardano né la ristrutturazione dei debiliti sovrani e né affidano al Mes compiti di sorveglianza macroeconomica.

Il punto più innovativo della riforma riguarda, invece, l’attribuzione al Meccanismo europeo di stabilità di una nuova funzione. Si tratta del cosiddetto backstop, la funzione “paracadute” che il Mes eserciterebbe nei confronti del Fondo di risoluzione unico (SRF) per prevenire e contenere i rischi di contagio in caso di eventuali crisi bancarie.

Complice lo shock determinato dallo scoppio della pandemia, il percorso di riforma del trattato del Mes – di cui si discuteva da anni – ha preso avvio due anni fa. Nel processo di ratifica della riforma che ha da allora coinvolto tutti i Paesi europei, manca ad oggi ancora l’Italia. Il tema del ritardo – o per meglio dire la non volontà di procedere alla ratifica – dell’Italia è tornato ieri protagonista durante il primo Question time della Presidente del Consiglio alla Camera.

Il deputato Luigi Marattin ha infatti chiesto alla Presidente Meloni quando l’Italia ratificherà finalmente la riforma. Ratifica, peraltro, che non implica in alcun modo l’accesso al Fondo. Le parole della Premier hanno confermato come l’Italia – almeno in questa legislatura da lei guidata – non accederà mai al Meccanismo europeo di stabilità. Sulla ratifica, invece, la Presidente Meloni non ha risposto chiaramente preferendo spostare l’attenzione sull’ efficacia del Mes : “Gli strumenti sono strumenti e come tali si giudicano in base alla loro efficacia“.