Molti ricorderanno che prima del GP dell’Arabia Saudita dello scorso anno vennero giustiziate dal regime 81 persone con l’accusa di terrorismo. L’agenzia statale saudita aveva dichiarato che le condanne erano state eseguiti per crimini gravi come omicidi di donne e bambini, giuramenti di fedeltà a organizzazione terroristiche straniere e altri terribili reati.

Ma c’è chi non è d’accordo con la versione ufficiale, come il fratello di uno dei giustiziati, che in vista del ritorno del Circus in Arabia ha scritto una lettera rivolgendosi direttamente al Stefano Domenicali, amministratore delegato della Formula One Group.

La lettera di accuse alla Formula 1

Usano lo spettacolo del campionato di F1 per distrarre l’opinione pubblica dall’omicidio di mio fratello e di centinaia di altri. E il gran premio che si disputerà normalmente, senza neppure menzionare le atrocità commesse in quella terra, legittima questi crimini atroci. Il silenzio è complicità. Questo è il modo con il quale il regime riesce a farla franca, reprimendo la richiesta di riforme democratiche. Se vuoi davvero che la F1 sia un agente per il cambiamento, piuttosto che uno strumento che possa nascondere gli abusi sauditi, per favore metti fine al silenzio della Formula 1. L’unico modo per spronare il cambiamento è fare pressione sulle autorità affinché pongano fine alle violazioni dei diritti umani. E la F1 ha la possibilità di farlo questa settimana, ti supplico di non sprecarla.

La risposta della Formula 1

A rispondere non è stato direttamente Stefano Domenicali, ma un portavoce della Formula 1.

Prendiamo molto sul serio le nostre responsabilità e la nostra posizione sui diritti umani e su altre questioni è molto chiara, e lo è per tutti i nostri partner e per i paesi ospitanti, che si impegnano a rispettare i diritti umani nel modo in cui ospitano gli eventi. Siamo orgogliosi di tutte le nostre partnership e siamo impazienti di costruirne ulteriori negli anni a venire