Ufficializzati ormai da qualche giorno i nomi che hanno composto le giunte delle Regioni Lazio e Lombardia. Ora Fontana e Rocca, insieme ai loro assessori, si possono mettere a lavoro. Da dove dovranno ripartire i due governatori e soprattutto, qualcuno sarà rimasto scontento delle scelte fatte? Ne abbiamo parlato in esclusiva con il politologo Luigi Di Gregorio.
Le polemiche prima delle nomine
Un mese per prendere possesso della Regione, da una parte il Lazio e dall’altra la Lombardia. Rocca e Fontana da subito si sono messi a lavorare, non senza polemiche immediate, e nell’ultima settimana entrambi hanno ufficializzato i nomi degli assessori che compongono le due giunte. Per analizzare le scelte fatte abbiamo intervistato in esclusiva il professore e politologo Luigi Di Gregorio che è partito dalle polemiche che hanno preceduto le scelte del governatore del Lazio: “Qualche comunicato aggressivo, da parte di alcuni membri della maggioranza, aveva anticipato le decisioni sulla giunta da parte di Rocca, ma poi con la nomina del presidente del consiglio regionale, ricaduta si Aurigemma, penso che si sia addirittura allargata. Il problema del Lazio, a differenza della Lombardia, è legato al numero degli assessori. Rocca aveva dieci posizioni da coprire, mentre per Fontana sono ben sedici più quattro segretari. La gestione degli alleati con meno posti diventa più difficile”.
Le scelte di Rocca e Fontana
“Alcuni assessori erano assolutamente attesi, a partire dalla delega alla Sanità che Rocca ha deciso di tenere per sé. Questo testimonia la delusione del Presidente sul lavoro fatto fino a oggi. Per quanto riguarda i nomi già noti devo dire che Angelilli, Righini, Ghera e Maselli erano già certi di un posto. Gli altri li ritengo invece una sorpresa, tutti assessori da scoprire. La cosa che ho apprezzato di più è che Rocca abbia scelto cinque donne, andando oltre l’obbligo legislativo che ne prevedeva quattro”. Poi Di Gregorio commenta le scelte del governatore della Lombardia: “Fontana non ripartirà da zero, essendo un mandato bis la strada è già spianata e grazie al numero maggiore di cariche da ricoprire ha potuto accontentare tutti. Ha avuto la forza e la possibilità, grazie ai voti ricevuti, di scegliere Bertolaso e Maione dalla sua lista civica, dandogli due deleghe importanti come la sanità e l’ambiente e questo gli consentirà di mantenere una quota di potere molto ampia. Per il resto la composizione premia la Lega che ha cinque assessori, contro i sette di Fratelli d’Italia, anche se il margine dei voti espressi era più ampio. Fontana lo ha fatto per mantenere l’equilibrio rispetto alla giunta uscente. Va notato però che la maggioranza è cambiata perché il partito della Meloni oggi ha un potere completamente diverso rispetto alle elezioni passate e quindi la maggioranza della Regione Lombardia, come tutti del resto, sarà comunque legata all’andamento del Governo. Fontana ha già avviato il lavoro, Rocca deve partire ora”.
Le posizioni più importanti
I nodi da sciogliere sono tanti, ma da per il politologo non c’è dubbio, entrambi i governatori sanno da dove partire: “L’assessorato alla Sanità è di gran lunga il più importante anche perché rappresenta in entrambi i casi un settore in emergenza. Non a caso sono in mano da una parte al Presidente e dall’altra a Bertolaso. Sistemato quello viene tutto il resto. Rocca ha deciso di scendere in campo in prima persona e ha convocato tutti i direttori sanitari delle ASL del Lazio, vuole muoversi rapidamente”. Poi Di Gregorio si proietta ai prossimi mesi: “Nel medio periodo ritengo che infrastrutture e trasporti saranno assessorati centrali. C’è parecchio da fare soprattutto nei dintorni di Roma”.
Il futuro dell’opposizione
Ora l’entusiasmo delle nomine deve lasciare il posto al lavoro. Gli assessori di Rocca e Fontana sono già pronti a rimboccarsi le maniche ma in entrambi i casi – dice Di Gregorio – “la maggioranza è salda. Diventa necessario però fare attenzione all’opposizione. Lì possono esserci delle sorprese. La vittoria della Schlein nel PD cambia le carte in tavola e infatti i consiglieri più vicini a Renzi e Calenda a oggi sembrano distanti anni luce dal Partito Democratico. La nuova Segretaria ha un’idea chiaramente di sinistra e facilmente il suo modo di agire potrà avvicinare il Movimento 5 Stelle. Potrebbe esserci una nuova alleanza”.