Dopo la morte di Stella Berry, la 16enne uccisa da uno squalo toro mentre stava giocando con gli amici nelle acque del fiume Swan, vicino a North Fremantle, nel sobborgo di Perth, in Australia, è arrivata la decisione di catturare ed etichettare gli esemplari di questo mammifero.
Il gruppo, al momento della tragedia avvenuta i primi giorni di Febbraio, si trovava nella zona del fiume, per una gita in barca quando si sono tuffati inconsapevoli del fatto che in acqua potessero esserci squali: d’altra parte, era da più di un secolo che non ne veniva registrata la loro presenza in quel luogo.
Stella aveva deciso di nuotare con alcuni delfini avvistati in un tratto di acqua dolce e per colpa dell’acqua torbida e della concitazione del momento non si era accorta dell’imminente pericolo. Purtroppo sono stati inutili i soccorsi che si sono immediatamente precipitati sul posto e la giovane non ce l’ha fatta dopo essere stata trasportata urgentemente in ospedale per via delle gravi ferite inferte dall’animale.
Per questo, ora le autorità australiane hanno deciso di avviare un sistema di tracciamento e localizzazione di tutti gli esemplari di squalo toro che si aggirano nell’area della foce dello Swan.
“I fiumi Swan e Canning sono un parco giochi ricreativo molto frequentato. L’espansione del programma di etichettatura aiuterà i ricercatori a saperne di più sui movimenti degli squali toro e a costruire un approccio alla mitigazione della presenza degli squali nei nostri estuari basato sull’evidenza dei dati”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente locale Reece Whitby ai media australiani.
Secondo quanto viene riferito, infatti, sono in particolare le femmine di questa specie (l’unica che abita regolarmente anche i corsi d’acqua dolce) a risalire i fiumi per partorire, durante i periodi dell’estate e dell’autunno: con questo nuovo sistema, gli esperti potranno tenere traccia di tutti i loro spostamenti così da diramare eventuali allerte alla popolazione, evitando il ripetersi di tragedie come quella che ha colpito Stella Berry.
Australia 16enne uccisa da squalo toro: le autorità prendono dei provvedimenti
Subito dopo l’accaduto Laura Piredda, biologa marina ed esperta del settore aveva confermato la rarità dell’evento.
Mentre Stella nuotava con tutta probabilità insieme ad alcuni esemplari di delfino appartenenti a una specie sorella dell’orcella asiatica, un mammifero marino che può trovarsi anche in acque dolci in Australia, deve aver agitato e reso ancora più turbolente le acque del fiume provocando una reazione difensiva nell’animale che si trovava nelle vicinanze.
Gli squali toro sono comuni nelle acque intorno all’Australia e sono le uniche specie di squali che abitano regolarmente l’acqua dolce.
L’attacco all’essere umano, è infatti, meno comune, proprio come è possibile notare negli archivi del Florida Museum che grazie al progetto International Shark Attack File ha raccolto e documentato scientificamente tutti gli attacchi di squali conosciuti al mondo a partire dal 1500 ad oggi.
Secondo il database l’Australia occidentale in questo lungo lasso di tempo ha collezionato solo 111 attacchi di squali, un numero estremamente irrilevante se paragonato alle dimensioni delle popolazioni di squali nelle acque australiane e all’incredibile arco temporale nel quale gli attacchi sono distribuiti.
Altri incidenti ci sono stati nel corso degli anni ma mai mortali. L’ultimo risale a 2 anni fa quando un uomo di Perth fu gravemente morso ad una gamba da uno squalo toro mentre stava nuotando nello stesso fiume Swan.
In ogni caso è normale voler prendere provvedimenti nei confronti degli animali e le autorità australiane hanno pensato a una soluzione che potesse mettere in sicurezza le persone, garantendo l’incolumità dei pesci.
Gli squali toro che vivono nella foce del fiume Swan, infatti, saranno presto catturati e marcati con appositi sensori GPS. Questo garantirà agli esperti di poter monitorare con precisione i loro spostamenti, avvertendo quindi la popolazione per tempo nei mesi in cui gli animali si inoltrano nelle acque dolci, ad esempio, per partorire. Il fine degli sforzi, dunque, è evitare che si ripeta una tragedia simile.