A due mesi dalla cattura di Matteo Messina Denaro a Palermo, le indagini dei carabinieri del Ros hanno portato questa mattina all’arresto di altre due persone, indagate in concorso per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dal fatto di aver agevolato l’organizzazione mafiosa Cosa Nostra. Si tratta dei due coniugi Emanuele Bonafede e Lorena Ninfa Lanceri. Stando a quanto emerso finora, il primo sarebbe il cugino del geometra che ha prestato il nome al boss. Sale a sei il numero dei fiancheggiatori arrestati.
Matteo Messina Denaro news: arrestati altri due fiancheggiatori del boss
Sono stati arrestati all’alba di oggi, 16 marzo, a Campobello di Mazara, i due coniugi Emanuele Bonafede e Lorena Ninfa Lanceri, accusati di aver favorito la latitanza del boss catturato a Palermo negli scorsi mesi. Secondo gli inquirenti, la coppia avrebbe ospitato Messina Denaro “in via continuativa e per numerosi giorni” nella propria abitazione. Abitualmente, quando ancora latitante, l’uomo si sarebbe recato da loro a pranzo e a cena, uscendo indisturbato grazie ai controlli che i Bonafede facevano per scongiurare la presenza in zona delle forze dell’ordine. I coniugi, secondo i pm che seguono il caso, gli avrebbero fornito “prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza”.
Stando a quanto emerso finora, l’uomo, classe 1973, sarebbe il cugino di Andrea Bonafede, il geometra arrestato per aver prestato la sua identità a Messina Denaro. Lorena, la moglie, classe 1975, era inserita nel sistema di comunicazioni che avrebbe consentito al boss di mantenere contatti con i suoi uomini e con le persone a lui care mentre si nascondeva dalle autorità. Il loro arresto è frutto delle indagini portate avanti dalla direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Palermo, coordinate dal procuratore Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo. È salito così a sei il numero delle persone finite in carcere per aver sostenuto Messina Denaro.
Chi sono i fiancheggiatori del boss arrestati finora
Dalla cattura del boss, il 16 gennaio scorso, sono finiti in cella Giovanni Luppino, l’autista che aveva accompagnato Messina Denaro (alias Bonafede) presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove avrebbe dovuto sottoporsi a un ciclo di chemioterapia, come richiestogli dal suo tumore al colon, e dove invece i carabinieri del Ros avevano posto fine ai suoi trent’anni di latitanza; Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l’identità, permettendogli di accedere alle cure del Servizio sanitario nazionale; l’altro Andrea Bonafede, cugino dell’omonimo, accusato di aver fatto a Messina Denaro le prescrizioni mediche necessarie per curarsi sotto falso nome. Ad essi si sono aggiunti, oggi, suo fratello, Emanuele Bonafede, e la moglie, Lorena. Ultimo, ma non per importanza, Alfonso Tamburelli, il medico che avrebbe prescritto i farmaci da assumere e le analisi da effettuare al boss. Sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Grazie a loro, sostengono i pm, Messina Denaro ha ricevuto costantemente supporto nel corso della sua latitanza, potendosi spostare “in relativa sicurezza sul territorio, anche avvalendosi di più autovetture, di accedere sotto mentite spoglie alle indispensabili cure del Servizio sanitario nazionale, anche grazie a diagnosi e ricette effettuate a nome di Andrea Bonafede, e di acquistare sotto falso nome (ancora una volta quello di Andrea Bonafede) una casa da adibire a covo e una macchina”. Oltre a loro, a finire in carcere è stata anche la sorella del padrino, Rosalia, madre dell’avvocata Lorenza Guttadauro, la stessa che sostiene Messina Denaro a Palermo: la donna avrebbe mantenuto rapporti con lui, consentendogli di comunicare con i suoi uomini attraverso i famosi “pizzini”.