Un violento terremoto di magnitudo 7,1 della scala Richter ha colpito giovedì mattina le isole Kermadec, circa un migliaio di chilometri a nord della Nuova Zelanda (di cui l’arcipelago fa parte). Secondo il Servizio geologico degli Stati Uniti, si stima che il sisma sia avvenuto a una profondità di 10 km.
Il Sistema di allerta tsunami degli Stati Uniti ha dichiarato che non era previsto uno tsunami a seguito del potente terremoto che ha scosso l’isola oceanica, versione confermata anche dall’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze neozelandese. Il Bureau of Meteorology australiano rassicura la popolazione sull’esclusione di rischi connessi.
Terremoto in Nuova Zelanda, si muove la faglia indo-pacifica
L’intensità del terremoto avvenuto in Nuova Zelanda intorno alle 5 di mattina ora italiana (le 16 a Wellington) è persino superiore alla scossa che ha ucciso più di 50.000 persone in Turchia il mese scorso (magnitudo 6,4 sulla scala Richter).
Il sisma viene monitorato con grande attenzione poiché arriva a solo un giorno dopo quello di magnitudo 4,7 sulla scala Richter che ha colpito mercoledì il sud-est di Hotan, in Cina. L’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze mette comunque in preallerta le zone costiere nel raggio di 300 chilometri dall’epicentro.
La Nuova Zelanda è un Paese ad alto tasso sismico poiché qui si incontrano le placche tettoniche del Pacifico e dell’Australia. Esse si scontrano l’una con l’altra con una forza tale da collidere in maniera sempre più violenta finché una faglia crolla quando la pressione fa cedere la parte superficiale, provocando così un terremoto. Ogni anno nello Stato oceanico vengono registrati più di 20.000 terremoti, molto spesso concentrati nelle stesse zone in cui, in profondità, l’energia accumulata dal movimento delle placche ristagna fino a liberarsi.
La California e la Nuova Zelanda poggiano entrambe su confini di placca che fanno parte della placca del Pacifico, ma con effetti decisamente diversi all’atto pratico. In precedenza, il 4 marzo, un terremoto di magnitudo 6,9 aveva colpito la stessa regione delle Isole Kermadec, con una profondità di 152 km (94 miglia): le sue proporzioni in profondità avrebbero potuto avere conseguenze devastanti, fortunatamente scongiurate.
Anche in Italia la terra trema
Quasi contemporaneamente, se si esclude il fuso orario, anche in Italia la terra è tornata a tremare in una zona già colpita da uno sciame sismico nel recente passato. In Romagna, precisamente tra Cesena e Cesenatico, si erano già verificate diverse scosse di terremoto nel mese di gennaio (la più intensa di magnitudo 4.1), questa mattina l’Ingv ha registrato alle 6.34 una scossa di terremoto di magnitudo 3.0 in provincia di Cesena, nella zona di Cesenatico, con epicentro a una profondità di 26 km.
I paesi più vicini all’epicentro sono stati Cervia, Gambettola, Bellaria-Igea Marina, Gatteo, Cesena, San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone. Sui social le reazioni della comunità forlivese e romagnola, dove l’augurio è quello di non rivivere ansia e angoscia palesate poco più di un mese e mezzo fa.
Ieri due piccole scosse tra Campania e Sicilia mentre prosegue la stima dei danni del sisma avvenuto il 9 marzo scorso in Umbria.