Incidente Grande raccordo anulare Roma. Sono passati alcuni mesi da quando Aldo Abbrugiati non c’è più e il vuoto che ha lasciato nel cuore dei suoi genitori è incolmabile. Il ragazzo aveva soltanto venti anni, quando, a causa di un incidente stradale avvenuto in un tratto del Grande Raccordo Anulare ha perso la vita, dopo essersi scontrato con un’auto guidata da un uomo in stato di ebrezza.
La tragedia è avvenuta il 1° ottobre 2022 e grazie alle indagini è stato accertato che il conducente dell’altra auto aveva un tasso alcolemico pari a più del doppio consentito dalla legge e che procedeva, oltre i limiti, ad alta velocità. A distanza di mesi, i genitori della vittima chiedono giustizia affinché ciò che è capitato al proprio figlio non si ripeta più in futuro.
Incidente Grande raccordo anulare Roma, Aldo morto per un errore
I genitori di Aldo dopo l’esito delle indagini hanno scritto e pubblicato una lettera che riportiamo. Si legge: “Siamo Pietro e Nadia, genitori di Aldo Abbrugiati, deceduto a Roma il primo ottobre 2022, a seguito di un incidente stradale causato da un guidatore in stato di ebrezza. Nostro figlio è stato strappato alla vita alla giovane età di 20 anni a causa del comportamento di un uomo, adulto, che, in spregio di ogni regola e norma di prudenza, si è messo alla guida completamente ubriaco. È stato accertato che aveva un tasso alcolemico pari a più del doppio consentito dalla legge e che procedeva, oltre i limiti, ad alta velocità. L’esito delle indagini parla chiaro: nostro figlio è stato ucciso, lui che si era posto alla guida con responsabilità ed attenzione, come hanno accertato le perizie, guidava nel rispetto dei limiti, senza avere assunto alcol o sostanze stupefacenti. Tutti, parenti, amici, conoscenti e psicologi ci dicono che possono solo immaginare quello che proviamo. No, non si può nemmeno immaginare questa sofferenza. Vivere sulla propria pelle questa realtà è atroce. Cerchiamo nostro figlio ogni giorno, in un profumo, in una foto, in un uccellino che ci si posa accanto, perché Aldo non c’è più, non possiamo vederlo crescere, né soffiare le candeline del suo prossimo compleanno, non potremo accompagnarlo all’altare o conoscere i nostri nipotini”. Poi ancora: “Non riusciamo a gestire questo terremoto che ci è piombato addosso, travolgendoci. La prima settimana, dopo l’incidente, io e mio marito abbiamo urlato per vedere se questo dolore lancinante si potesse affievolire un po’, ma il sollievo, se così si può dire, durava brevissimi istanti, poi si ricadeva in quel buco nero profondo, dove ti manca l’aria. Da quel giorno non viviamo più, sopravviviamo, in attesa che il tempo scorra, un tempo in bianco e nero, che non ha più colore. Abbiamo dovuto fare il riconoscimento della salma di nostro figlio e lo abbiamo potuto fare solo attraverso un vetro, senza neanche poterlo baciare o toccare“.
L’appello dei genitori
Pietro e Nadia, inoltre, lanciano un appello alla giustizia dopo che il conducente dell’altra macchina avrebbe chiesto al Giudice di patteggiare una pena di 4 anni di reclusione con la concessione delle circostanze attenuanti generiche, con il consenso del pubblico ministero. “Questa notizia ci ha sconvolti. – hanno affermato – Il Giudice non ha ancora deciso, ma in attesa della pronuncia ci viene da chiederci come sia possibile che quella persona, che non ha manifestato nessun pentimento, possa beneficiare del riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche ed essere condannato ad una pena che a noi appare lontana da ogni concetto di Giustizia. Nessuna condanna potrà restituirci nostro figlio Aldo, ma una pena giusta potrà fungere da monito perché queste tragedie non si ripetano”. Concludono i due genitori disperati dopo la morte di Aldo.