Nel nostro Paese, il 59% delle aziende utilizza l’intelligenza artificiale, un mercato in forte crescita. Ma cosa ne pensano gli italiani? L’Università degli Studi Niccolò Cusano ha studiato l’impatto dell’AI, con uno sguardo al valore di mercato attuale e alle sue applicazioni future, comprese le conseguenze sui posti di lavoro. In Europa 15 milioni di lavoratori potrebbero rischiare di perdere il posto di lavoro, 73 milioni quelli in USA.

Mercato dell’intelligenza artificiale: quali sono i contro dell’AI?

L’intelligenza artificiale fa paura per i risvolti sul tessuto economico e sociale di tutto il mondo. Secondo la nuova infografica dell’Unicusano, analisi avvenuta grazie al nuovo fenomeno di settore Chat GPT, il mercato oggi sfiora i 62,4 miliardi di dollari, ma è stimato che nel 2026 potremmo superare i 300 miliardi.

Eppure l’Italia resta il fanalino di coda, insieme al Giappone, in questo scenario di crescita.  Ad esempio, solo 6 aziende su 10 hanno avviato almeno una progettualità di AI nei settori dei servizi finanziari, dei trasporti, del retail e dei servizi pubblici. Entro il 2024, tuttavia, per l’Italia è prevista una crescita del 41,4% in ambito imprenditoriale.

Cosa ne pensano gli italiani dell’AI e delle sue applicazioni?

Il 40% degli italiani si fida poco dell’intelligenza artificiale e il 71% ha timore che essa possa incidere sulla propria professione e occupazione (ricerca condotta da Ipsoa).

A rischiare di più: copywriter, insegnanti, traduttori, programmatori, marketer e ricercatori, tutti provenienti da ambiti già toccati dalle più recenti applicazioni di intelligenza artificiale.

Questa preoccupazione trova fondamento proprio nella ricerca condotta dall’Ateneo Niccolò Cusano, secondo cui -tra circa 7 anni- l’automazione delle attività sarà responsabile della perdita di circa 73 milioni di posti di lavoro negli Stati e di 15 milioni in Europa. Eppure c’è chi sostiene che l’intelligenza artificiale apporterà grandi benefici, migliorando la nostra quotidianità.

Nel frattempo, una curiosità arriva dal settore automotive, da sempre attento alle innovazioni, che, ad oggi, non ha ancora sfruttato le potenzialità AI perché la legge non consente la sperimentazione di veicoli a guida automatica con automazione maggiore della classificazione SAE 2 (veicoli a “guida cooperativa”, con sistemi di ausilio alla guida).

Infografica sull’Università online

Infografica a cura della facoltà di Ingegneria dell’Università Niccolò Cusano