Varriale fa causa alla Rai e chiede al giudice del lavoro di essere immediatamente reintegrato. Il giornalista, che era stato sospeso a seguito della denuncia di stalking da parte dell’ex compagna, in attesa della sentenza, si difende dalle accuse e vuole tornare alla conduzione di un programma
Varriale fa causa alla Rai
Dopo sei mesi di sospensione, in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare il prossimo ottobre per stalking e atti persecutori contro la sua ex compagna, Enrico Varriale è pronto a tornare in campo. Il giornalista, che non è più comparso in video dall’autunno scorso, secondo quanto stabilito da un accordo con viale Mazzini, dopo un periodo di tira e molla e soprattutto di attesa e silenzio vuole tornare a ricoprire il proprio ruolo all’interno della tivù pubblica e chiede, senza mezzi termini, di poter ricominciare a condurre una trasmissione tutta sua. Per questo il presentatore si è rivolto direttamente al giudice del lavoro, chiedendo di essere reintegrato a tutti gli effetti. Varriale, che ritiene di esser stato già abbastanza tempo seduto in panchina, o addirittura relegato in tribuna, ora intende riprendersi il posto da titolare e per questo ha deciso di dettare le sue condizioni ai vertici dello Sport. Il conduttore sembra avere le idee ben chiare: una conduzione in diretta e collegamenti esterni, in un programma che dovrebbe mettere assieme tifosi, direttori e presidenti delle squadre di Serie A. A breve dovrebbe dunque esserci una nuova udienza e il giudice del lavoro interpellato sarà chiamato ad esprimersi. Ma cosa aveva portato la Rai a sospendere del giornalista?
Le disposizioni nei confronti di Varriale
La decisione era arrivata lo scorso 6 ottobre, in accordo con i vertici di viale Mazzini, e adottata in via precauzionale come lo stesso Varriale aveva dichiarato: “In accordo con la direzione della mia testata e con i vertici dell’Azienda, abbiamo deciso che sarebbe stato più opportuno per me non seguire la partita del 10. Questo per non dar luogo a chiacchiere, equivoci, strumentalizzazioni e risvolti spiacevoli. A tutela della Rai e mia. Ripeto: una decisione presa di comune accordo”. Ma da allora del giornalista napoletano sulla tivù pubblica non c’è stata più traccia e ora il patto sarebbe saltato. Il provvedimento era arrivato a seguito dell’accusa di stalking, mossa nei confronti del giornalista sportivo da parte dell’ex compagna. La sentenza arriverà, come detto, nel mese di ottobre, ma nel frattempo sono state disposte le misure di divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dai luoghi frequentati dalla persona offesa, con l’obbligo di non comunicare con la donna neppure per interposta persona. Inoltre, secondo le disposizioni emesse, il giornalista è tenuto ad allontanarsi immediatamente in caso di incontro fortuito, riponendosi a 300 metri di distanza. La posizione del presentatore resta ancora da chiarire.
La denuncia per stalking
“Mi ha stretto le mani al collo attorno al collo”, ha dichiarato l’ex compagna di Varriale nel settembre del 2021: da qui sono partite le indagini per stalking e lesioni nei confronti del giornalista. Accuse che il conduttore ha respinto da subito fornendo in più occasioni la sua versione dei fatti: “La sera del 5 agosto del 2021, dopo le vacanze, eravamo tornati nella sua casa a Roma. Abbiamo discusso e me ne sono andato. Ci siamo colpiti tutti e due, ma non l’ho picchiata e non le ho mai messo le mani al collo: quando sono andato via avevo l’occhio pesto, quello messo peggio ero io, ma non mi sono fatto refertare. Mi sono difeso, l’ho soltanto allontanata”. Varriale ha anche negato le accuse di stalking: “Non ho mai stalkerizzato nessuno e chi afferma questo ne risponderà in tutte le sedi. È una dolorosa vicenda personale che avrei preferito rimanesse tale. Chi mi conosce lo sa. Sono sicuro che riuscirò a dimostrare l’infondatezza di queste accuse”.