La partita del Governo per la nomine dei vertici delle partecipate di Stato – tra cui Eni, Enel, Poste, Leonardo e Terna – è ancora da chiudere. Si tratta, come è evidente, di una fase delicatissima per l’esecutivo: si tratta infatti di individuare la guida delle società con il più alto valore strategico per il Paese. Energia, difesa, sicurezza e telecomunicazioni sono infatti settori troppo cruciali perché siano ammessi errori.
A breve il Governo deve inoltre trovare la quadra per la nomina del nuovo Presidente dell’Istat. Anche in questo caso si tratta di una partita fondamentale: le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica guidano le scelte economiche e finanziarie del Paese e sono un punto di riferimento essenziale tanto per l’Italia quanto per l’Unione Europea.
La partita delle nomine: dal presidente dell’Istat fino ai vertici delle partecipate
Come si diceva, la nomina del Presidente dell’Istituto nazionale di Statistica non è un fatto marginale. Basti pensare, infatti, che la proposta per la Presidenza dell’Istat spetta sì al Governo, ma la nomina è parlamentare e richiede la maggioranza di ben 2/3 dei votanti. Il Presidente deve essere scelto fra i professori ordinari di materie statistiche, economiche o affini e mantiene la sua carica per quattro anni senza poter essere rinnovato.
Oggi il mandato dell’attuale Presidente Gian Carlo Blangiardo è in scadenza. A dire il vero lo era già dall’anno scorso, quando era stato poi prorogato di un anno per volere del governo Draghi, intenzionato ad assicurarsi la piena funzionalità dell’Istituto in un momento cruciale quale l’avvio della macchina amministrativa del Pnrr.
Avendo già prorogato il mandato di un anno, appariva scontato che Gian Carlo Blangiardo non sarebbe stato rieletto. Anche perché, come detto in precedenza, la legge non lo consente.
In questi giorni è tuttavia emersa la volontà della maggioranza – e in particolare del ministro Salvini – di riconfermare Blangiardo all’incarico. Dalla volontà si è poi passati ai fatti: per poter garantire la nomina, il Governo si è premurato infatti di inserire nel decreto Pnrr una norma ad hoc per il “recupero dei pensionati negli incarichi di vertice”.
Una forzatura che ha però ieri incontrato il primo grande ostacolo. Nelle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, infatti, il Governo si è visto ieri costretto a rinviare il voto su Blangiardo a causa del mancato accordo con l’opposizione che avrebbe potuto arenare definitivamente la partita esprimendo un voto contrario. Si attendono dunque ora le prossime mosse dell’esecutivo, che probabilmente dovrà scegliere una nuova professionalità per l’Istat e chiudere la partita sull’attuale Presidente.
L’incertezza relativa alla futura guida dell’Istat si aggiunge alla sfida altrettanto cruciale per le nomine delle partecipate di Stato: Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste solo per citare le maggiori. Per risolvere questo complicato rebus, infatti, la Presidente del Consiglio Meloni deve giocare innanzitutto una partita interna con gli alleati, arginando le loro richieste e garantendo per sé la scelta per i colossi Eni, Enel e Leonardo. Senza dimenticare l’altra grande sfida lanciata dalla Premier Meloni in occasione dell’8 marzo: “Voglio una donna alla guida di una delle grandi partecipate italiane”.
La quadra non dovrebbe, in ogni caso, essere lontana: ad Eni sarà confermato senza esitazione Claudio Descalzi. Il favorito per Enel dovrebbe invece essere Stefano Donnarumma attualmente in Terna, la quale dovrebbe invece essere guidata da Giuseppe Lasco. La guida di Poste dovrebbe invece essere assunta da Matteo Del Fante. Più incerta sembra la partita su Leonardo: i nomi in pole position sono Lorenzo Mariani e Roberto Cingolani, già ministro della Transizione ecologica con Draghi poi rimasto vicino alla Meloni e al ministro Pichetto Fratin come consigliere.