Jessica Alba ha raccontato come, agli inizi della sua carriera, riuscì a difendersi dai predatori sessuali che dominavano Hollywood.
Jessica Alba e la sua “armatura di mascolinità” per difendersi dai predatori sessuali di Hollywood
Jessica Alba si aggiunge alla lunghissima lista di star cinematografiche che denunciano come i predatori sessuali fossero pericolosamente diffusi a Hollywood fino a qualche anno fa. Dopo Diane Kruger e il racconto del suo provino per il film Troy dove fu trattata “come un pezzo di carne”, e Charlize Theron, costretta da un regista a vestirsi più sexy per apparire “più sc***bile”, è toccato alla star lanciata da film come Sin City, I Fantastici 4 e Machete, svelare nuovi dettagli del clima decisamente tossico che le donne dell’industria del cinema erano costrette a subire solo fino a pochi anni fa.
Nello specifico, l’attrice ha raccontato nel programma della CNN Who’s Talking to Chris Wallace?, la particolare strategia difensiva che fu costretta a elaborare per proteggersi dalle molestie molto diffuse all’epoca nella Mecca del Cinema.
“Ero una guerriera, misi in campo quell’energia ed ero proprio una dura. Imprecavo come un marinaio perché credo che stessi cercando di rendermi il più possibile non disponibile, in modo che nessuno potesse prendersi delle libertà con me. All’epoca, sentivo che fosse necessario per me indossare questa armatura di mascolinità in modo da non diventare una facile preda, perché ho visto tanti predatori a Hollywood da quando avevo 12 anni fino ai 26“.
Jessica Alba e come la maternità l’ha aiutata a gestire la propria femminilità
La carriera di Jessica Alba inizia nel 1994, quando l’attrice ha solo 13 anni e recita nel film diretto da Jonathan Prince Vacanze a modo nostro. Tuttavia, il successo e la vera svolta professionale arrivano sei anni più tardi, con la serie tv ideata da James Cameron e Charles H. Eglee, nella quale interpreta il ruolo dell’eroina Max Guevara.
Nonostante un seguito di appassionati e l’evidente cura produttiva, lo show ha vita breve e viene chiuso dalla Fox dopo sole due stagioni. Quanto basta, però, per rendere la Alba, allora diciannovenne, un’icona femminista, in virtù del ruolo da guerriera e da donna moderna da lei rivestito. Tuttavia, il ruolo le fa guadagnare anche la fama di sex symbol, che la accompagnerà per tutto l’inizio degli anni Duemila. Questa ambivalenza fu qualcosa che, oggi, l’attrice confessa di non esser stata in grado di gestire adeguatamente in quel periodo, a causa delle sue insicurezze personali nel rapporto col proprio corpo e la propria femminilità.
“Credo di aver capito che dovevo aiutare a vendere il prodotto e loro lo vendono in quel modo, quindi lo interpretai come una strategia aziendale. In questo modo sono riuscita a prendere le distanze da quella situazione. Tuttavia, credo che non si possa cambiare quello che gli altri possono o non possono pensare di te. Non credo ci sia nulla di male nell’avere il controllo della propria sessualità solo che, francamente, io non ero proprio quel tipo di persona. Ero molto nervosa sull’argomento e non mi sentivo a mio agio nella mia pelle”.
La Alba spiega che è stato grazie alla maternità che è riuscita ad avere maggiore consapevolezza del suo essere donna e della propria femminilità.
“Solo quando sono diventata mamma ho iniziato a vedermi come una donna, un essere sessuale o comunque come qualcuno che possedeva il suo potere e la sua femminilità.”
Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, la domenica dalle 20 alle 22 su Radio Cusano Campus.