Case green Parlamento europeo. Via libera dell’Europarlamento alla Direttiva sulle Case Green, il discusso provvedimento che prevede di abbassare drasticamente le emissioni dC02 degli edifici sul suolo europeo entro il 2030. Il provvedimento è passato in Plenaria con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti, anche se il testo è stato pesantemente modificato rispetto alle bozze iniziali. Non sono comunque mancate le polemiche, anche all’interno dello stesso Europarlamento. In commissione industria, ricerca ed energia era arrivato insieme agli oltre 1500 emendamenti presentati dai partiti del centro-destra europeo.
Pichetto Fratin: “Non è preso in considerazione il contesto italiano”
“Il documento approvato è insoddisfacente per l’Italia” è stato il primo commento del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che spiega così la linea dell’Esecutivo: ”Il documento approvato è insoddisfacente per l’Italia. Continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale. Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane”. Il riferimento è al mondo dell’industria Italiana, che già dalle prime bozze aveva espresso quanto meno perplessità. Il pacchetto è infatti pensato per incoraggiare la ristrutturazione degli edifici, in modo da ridurne le emissioni di Co2, ma fissa degli obiettivi molto stringenti di efficientamento energetico. Per le imprese e il Governo italiano c’è per prima cosa un problema di tempi.
Gli imprenditori: “Mancano tempo e risorse”
Il 74% degli edifici sul suolo italiano sono fuori legge rispetto ai canoni fissati, ciò significa che andrebbero adeguati almeno 8 milioni di immobili in pochissimo tempo. Non solo una questione di tempistiche, c’è poi il tema dei costi. Già con il 110 percento si è assistito a una lievitazione dei listini dei prezzi per le ristrutturazioni, anche a causa della scarsità di materie prime dovuta alle contingenze internazionali. C’è poi un’altra importante considerazione, molti immobili sul suolo italiano sono edifici storici e vincolati sia dal punto di vista architettonico che storico. Adeguarli alle nuove direttive costerebbe quindi molto di più rispetto alle normali palazzine.