Secondo il tribunale del Riesame di Bologna, Mohamed Gaaloul dovrà restare in carcere. L’uomo, al momento unico imputato per la morte di Alice Neri, sarebbe stato infatti l’ultimo ad aver visto viva la 32enne, trovata carbonizzata nel bagagliaio della sua auto a Fossa di Concordia, nell’hinterland modenese, a metà novembre scorso. Per i giudici sarebbe ancora sussistente, inoltre, il pericolo di fuga. Un’ipotesi sventata dal difensore del 29enne, che ha già annunciato che farà ricorso in Cassazione.

Alice Neri ultime notizie: rigettata la richiesta di scarcerazione di Gaaloul

“Nessun elemento probatorio è stato acquisito circa l’eventuale programmazione per quella nottata, di altri appuntamenti con terze persone; e del resto va ricordato che Alice aveva già trascorso oltre sette ore in quel locale assieme al collega Cuccui fino alle 3.30. Per cui risulta ben difficile credere che potesse aver già organizzato un ulteriore e successivo incontro con un’altra persona”. L’ultimo ad averla vista viva, dunque, sarebbe proprio Mohamed Gaaloul ed è inverosimile, come sostenuto invece dall’imputato – sospettato della morte di Alice e della successiva distruzione del suo cadavere, trovato carbonizzato in un’auto a Fossa di Concordia lo scorso novembre – che la donna avesse un altro appuntamento.

Con queste motivazioni i giudici del tribunale del Riesame di Bologna avrebbero rigettato la richiesta di scarcerazione dell’uomo, ritenendo sussistente anche il pericolo di fuga (l’imputato era già fuggito in Francia, dove era stato poi fermato, prima di essere estradato in Italia) e confermando integralmente l’ordinanza cautelare in carcere. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il 29enne avrebbe incontrato Alice Neri all’interno del locale dove la 32enne aveva trascorso la serata in compagnia di un collega; poi la donna gli avrebbe dato un passaggio. Non si sa con chiarezza cosa sia successo nel frattempo; quel che è certo è che sarebbe stato Gaaloul – come confermato in sede di incidente probatorio – a dare fuoco alla sua macchina. Pur non essendo possibile risalire al movente e ricostruire le esatte dinamiche del delitto, l’unica ricostruzione che si ritiene plausibile è dunque quella dell’omicidio volontario.

“Ho letto la motivazione e non mi convince, è infarcita di errori – ha fatto sapere il legale che difende l’imputato, l’avvocato Roberto Ghini -. Credo sia frutto di una lettura non particolarmente attenta da parte del Riesame. Ad esempio i giudici si ‘stupiscono’ che si possa immaginare che la vittima avesse un appuntamento alle 5.30 del mattino con qualcuno quando, dagli stessi atti in possesso del tribunale del Riesame, emerge che il giorno prima la vittima aveva avuto un appuntamento con qualcuno alle 5.40. Faremo chiaramente ricorso in Cassazione per evidenziare tutta una serie di incongruenze e a nostro avviso oggettivi errori da parte del tribunale del Riesame”. Intanto la difesa avrebbe già depositato la richiesta per un ulteriore incidente probatorio, legato all’analisi dei pantaloni indossati dall’imputato la sera del presunto delitto, il 17 novembre, come dimostrano i filmati delle videocamere di sorveglianza del locale; gli stessi che, secondo i suoi colleghi, sarebbero stati sporchi d’olio la mattina del 18 novembre.

Testimonianza che, secondo la difesa di Gaaloul, non sarebbe attendibile. Si attendono, inoltre, gli esiti degli accertamenti effettuati dal medico legale incaricato sui resti della vittima. Stando a quanto emerso finora, la donna sarebbe morta prima di venir data alle fiamme. Dettagli su cui si continua a cercare di fare chiarezza; per il momento la scomparsa della donna, che ha lasciato anche un bambino, continua ad essere un giallo. “Aspettiamo il prossimo incidente probatorio – ha commentato il marito della vittima, Nicolas Negrini -. La speranza è che si arrivi alla verità, ma bisogna ancora attendere”.